La coltivazione del carrubbo: facile ed ecologica

La coltivazione del carrubo è, fra quella delle altre specie minori, una fra le più antiche, gli antenati di questa pianta prosperavano in un mondo molto differente da quello attuale ben prima dell’apparizione dell’uomo.

La coltivazione del carrubo si diffuse in tutta l’area del Mediterraneo ma l’esatto luogo da cui ebbe inizio rimane avvolto dalle nebbie del tempo.

Non solo l’inizio della coltivazione del carrubo è ignoto ma anche il suo luogo natale è sconosciuto.

Alcuni studiosi collocano la sua culla nelle terre del bacino del Mediterraneo orientale, in Palestina e in Siria, e effettivamente ancora oggi il carrubo prospera, rigoglioso e selvatico, in quei territori.

Carrubbo

Pianta amante del caldo e rustica non soffre la sete.

Si sviluppa in terreni aridi e anche pietrosi riuscendo a raggiungere, con le sue forti ed estese radici, l’acqua e i nutrienti anche se si trovano in profondità.

E’ un albero longevo di lenta crescita,  abbellisce l’arido paesaggio con la sua ampia chioma sempreverde che serve da rifugio,contro il caldo torrido, all’uomo e agli animali.

La coltivazione del carrubo si fa risalire a più di 4000 anni fa e questo albero ha salvato dagli stenti e dalla fame con la polpa dolce dei suoi frutti, le carrube, intere generazioni di povera gente in territori aridi e avari di altre risorse.

Del carrubo non si consuma solo la polpa dei suoi numerosi frutti, anche i suoi semi, opportunamente macinati, danno una farina dolce e proteica che viene usata come addensante e come dolcificante.

Le carrube venivano,  in alcuni territori vengono ancora oggi, usate come foraggio per il bestiame mentre la polpa e la farina sono ingredienti che non possono mancare in alcuni dolci tipici.

Anche l’infuso ricavato da questo frutto serviva nell’antichità per curare numerose malattie, era usato per calmare la tosse, lenire il mal di gola e schiarire la voce.

Di questo benefico succo zuccherino ne fanno uso gli arabi per dissetarsi e rinforzarsi dopo il digiuno rituale del Ramadan.

Ed è una bevanda facile da produrre basta lasciare per alcune ore le carrube spezzate in acqua fredda per ottenere una dolcissima e vivificante bevanda.

L’Italia è il secondo produttore al mondo di carrube dopo la Spagna eppure  è difficile trovare in vendita questo prezioso frutto e i suoi derivati come gli sciroppi e la farina.

La coltivazione del carrubo è diffusa soprattutto in Sicilia e nell’Italia meridionale tuttavia il carrubo non è apprezzato e conosciuto quanto meriterebbe.

Quindi ho voluto dedicare questo post al carrubo,  una pianta coltivata da millenni che tanto ha dato all’umanità e che oggi è, a torto, così poco conosciuta.

La storia del carrubo inizia milioni di anni fa

Dove il primo albero di carrubo svettò verso il cielo offrendo riparo e cibo agli animali che dimoravano in quel luogo nessuno lo sa.

Le sue origini sono così antiche che si fanno risalire alla fine dell’ultima era glaciale ben 12.000 anni fa.

La sua origine da parecchi studiosi viene situata nelle zone che oggi corrispondono al territorio della Siria e di Israele anche se alcuni di loro ritengono che invece il carrubo sia originario del territorio dello Yemen le cui calde e aride pianure rappresentano un habitat molto adatto per questa specie.

Con il tempo questo imponente albero si è diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo.

Prima che iniziasse la coltivazione del carrubo i suoi frutti erano conosciuti ed apprezzati dalle antiche popolazioni mesopotamiche  che abitavano la zona del Medio Oriente oggi indicata come Iraq.

Le carrube servivano per produrre succhi di frutta e dolci, il loro succo veniva impiegato anche come medicinale.

In testi risalenti a migliaia di anni fa è menzionato il carrubo che viene citato anche nel Talmud ebraico in una parabola sull’altruismo chiamata “ Honi e il carrubo”.

Racconta questa parabola che un giorno il saggio Honi andò a passeggiare e vide un uomo che piantava un carrubo.

Gli chiese “Quanto ci vorrà perché quest’albero porti dei frutti?

L’uomo gli rispose “Settant’anni”  Honi allora gli disse “Sei sicuro che fra settant’anni ci sarai ancora?”

“No, non sono sicuro” replicò l’uomo “Tuttavia non sto piantando questo albero per me ma per i miei figli”.

Anche nel Nuovo Testamento viene ricordato il carrubo e precisamente i suoi frutti.

Infatti nel Vangelo di Luca, dove si narra la parabola del “ Figliol prodigo”, vengono citate le carrube.

Il protagonista della parabola, solo e affamato dopo aver lasciato la casa del padre, la pensa con nostalgia e vorrebbe avere per sfamarsi le carrube che nella casa paterna venivano date in pasto ai maiali.

L’uso dei frutti di questo albero è così antico che semi e baccelli di carrubo sono stati trovati in tombe egizie.

Quindi gli antichi egizi conoscevano questa pianta anche se probabilmente non la coltivavano ma raccoglievano i suoi frutti da esemplari selvatici.

L’inizio della coltivazione del carrubo viene fatta risalite a circa 4000 anni fa.

Gli antichi greci iniziarono a coltivarlo e lo diffusero in Grecia e nell’Italia meridionale.

Anche gli antichi romani conoscevano questo albero e i suoi frutti e gustavano la polpa dolce delle carrube.

Tuttavia fu solo nel Medioevo che la coltivazione del carrubo conobbe la sua massima diffusione ad opera degli Arabi che ne furono i maggiori esportatori ed estimatori.

Diffusero questa pianta lungo la costa del Nord Africa e ad est della Spagna.

Più tardi la coltivazione del carrubo si estese anche nel Sud del Portogallo e della Francia.

Nel periodo medioevale l’uso delle carrube si diffuse in Europa e furono apprezzate sia come fonte alimentare per uomini e animali sia come un importante farmaco.

In tutti i territori che gli Arabi avevano occupato in Africa e nel Medio Oriente il carrubo e i suoi frutti venivano tenuti in grande considerazione sia per curare le malattie che per l’alimentazione.

A quel tempo era difficile conservare il cibo e l’importanza di questo alimento era dovuta anche al fatto che le carrube essiccate si conservavano per mesi fornendo un indispensabile apporto di zuccheri, vitamine e proteine.

Il cibo che poteva essere conservato era raro specialmente per la parte povera della popolazione che non poteva disporre, per la sua conservazione, di spezie, olio e sale riservati solo alle persone abbienti.

Nel 1800 la coltivazione del carrubo era così diffusa nell’Italia Meridionale che questi preziosi baccelli venivano esportati nell’Europa centrale sino in Russia.

Nella metà dell’800 missionari spagnoli hanno introdotto la pianta di carrubo nel Continente americano, nel Messico e nella California meridionale.

Da qui la coltivazione del carrubo si è diffusa anche in altri Stati limitrofi, in tutti quei luoghi dove il clima mite permetteva la sua coltivazione.

Se in altre parti del mondo, specialmente in Africa e in Asia, il carrubo viene coltivato soprattutto per i suoi baccelli, le carrube, in America questo bell’albero viene particolarmente apprezzato come pianta ornamentale.

Per la sua rusticità e bellezza viene usato non solo come esemplare unico ma anche nelle alberature stradali.

Invece in Sud America il carrubo, sempre portato dai missionari spagnoli, serve come alimento per il bestiame, apprezzato per le sue proprietà e per il suo valore energetico.

Furono gli Inglesi che diffusero questa pianta così utile nel resto del mondo, in Sud Africa, in Australia e in Asia e oggi il carrubo si trova in tutte quelle zone del pianeta che possiedono un clima caldo e arido.

In Italia la coltivazione del carrubo fu insegnata dagli Arabi durante la loro dominazione che iniziò nel periodo Medioevale e si protrasse per circa 200 anni, oltre l’anno 1000.

Anche dopo che gli arabi ebbero lasciato il nostro paese il carrubo prosperò nell’Italia Meridionale e oggi la coltivazione del carrubo è una coltivazione fiorente e in crescita.

L’Italia è, dopo la Spagna, la seconda nazione al mondo nella produzione di carrube con le sue 30.800 tonnellate prodotte, seguita dal Portogallo, dalla Grecia, dal Marocco,  dalla Turchia e da Cipro.

Con le sue 5.100 tonnellate annuali di carrube questa isola, Cipro, ha una elevata produzione che si riallaccia alla sua millenaria tradizione sulla coltivazione di questa pianta.

Per molte zone rurali di Cipro le carrube rappresentano la principale fonte di reddito e vengono descritte come “l’oro nero di Cipro” per la loro importanza.

Tornando all’Italia è la Sicilia che  ha il merito di possedere i carrubeti più estesi e produttivi coltivati specialmente nelle province di Ragusa, Siracusa e Agrigento.

La provincia di Ragusa copre circa il 70% della produzione nazionale e qui si trovano la maggior parte delle industrie che trasformano le carrube in farina e in altri prodotti ricercati dall’industria alimentare soprattutto quella dolciaria.

Il prodotto finito, in special modo la farina di carrube, viene esportata in tutto il mondo dove riceve l’apprezzamento degli esperti.

Usata come stabilizzante si trova in molti prodotti alimentari, dalle salse ai condimenti, dai dolci ai gelati.

Un’eccellenza italiana conosciuta a livello mondiale che rende il carrubo siciliano una pianta preziosa che contribuisce ad arricchire gli abitanti di questa bella isola con una risorsa che pochi conoscono.

pianta carrubbo
pianta carrubbo

La coltivazione del carrubo: descrizione di questa pianta sempreverde

Il carrubo appartiene alla famiglia delle Fabacee e al genere Ceratonia.

Il suo nome scientifico è Ceratonia siliqua  dal latino “siliqua” cioè baccello in riferimento ai suoi frutti, le carrube, i cui semi sono racchiusi in un grande baccello.

Il carrubo si presenta come un grande albero sempreverde che a maturità può superare l’altezza di 10 metri e con l’ampiezza della sua chioma può superare i 10 metri di larghezza.

Il fusto è vigoroso con una ruvida corteccia di color marrone che con l’età acquista un notevole spessore.

L’apparato radicale ampio ed esteso si spinge negli strati più profondi del terreno alla ricerca di acqua e elementi nutritivi fornendo alla grande pianta un robusto ancoraggio contro il vento e le intemperie.

L’imponente e larga chioma di forma semisferica è sostenuta da robusti rami con rami secondari che, eretti nella parte superiore della chioma, sono inclinati e penduli nella sua parte inferiore.

Le numerose, coriacee foglie che la formano sono alterne, composte da  2-5 paia di foglioline robuste con margini interi, di colore verde scuro lucente sulla pagina superiore, più chiaro in quella inferiore.

Spuntano in primavera per cadere da luglio a settembre dell’anno successivo quindi si rinnovano ogni 15-18 mesi.

I fiori poco appariscenti si formano  sulla corteccia dei rami, sono piccoli, di colore verde rossastro, riuniti in infiorescenze erette e sono privi di corolla.

Il carrubo è pianta dioica, raramente ermafrodita, quindi in genere i fiori maschili e quelli femminili non si trovano su un’unica pianta perché i sessi sono separati.

I fiori maschili possiedono 5 stami, quelli femminili invece hanno uno stimma sessile da cui, se vengono fecondati, si genererà il frutto.

La fecondazione avviene per mezzo degli insetti pronubi come le api ma anche per mezzo del vento.

I frutti, chiamati carrube, sono dei grandi baccelli che hanno una lunghezza dai 10 ai 20 cm, possiedono una buccia spessa, dura e cuoiosa, di colore verde pallido che diventa marrone scuro quando il baccello è maturo .

Il suo interno è formato da una polpa pastosa e zuccherina che diventa dura quando si secca.

All’interno del baccello troviamo i semi racchiusi in una serie di fori ovali ciascuno dei quali contiene un solo seme simile a quello dell’anguria.

Ogni baccello può contenere sino a 15 semi.

Per trasformarsi da fiori femminili in frutti i fiori del carrubo impiegano un anno.

Il frutto del carrubo inizia a svilupparsi in primavera per giungere a completa maturazione in agosto settembre quando la pianta è nuovamente in fiore.

Quindi sullo stesso albero troviamo frutti maturi e fiori ed è per questo che la raccolta deve essere fatta con delicatezza per non compromettere la successiva  fruttificazione.

La maturazione è scalare e quindi sulla stessa pianta abbiamo carrube già mature e altre ancora verdi.

Se non vengono raccolte cadono dalla pianta e vengono mangiate dagli animali selvatici che ne disperdono i semi.

La coltivazione del carrubo: facile se il clima è mite

Il carrubo è una pianta rustica e adattabile che però vuole clima mite e tanto sole.

Cresce rigogliosa dove c’è lo stesso clima degli agrumi anche se le piante adulte sono più resistenti al freddo dell’arancio e del limone potendo sopravvivere a temperature di -4 sotto lo zero per brevi periodi.

Questa pianta prospera dove l’inverno è fresco ma non gelido e le estati sono lunghe, calde e con poca pioggia.

Per quanto riguarda il terreno è una pianta adattabile che cresce bene in differenti tipi di suolo, sia in terreni sabbiosi che in terreni rocciosi e anche in terreni fortemente calcarei.

Quello che non sopporta sono i ristagni d’acqua che fanno marcire il suo apparato radicale che invece non viene danneggiato da un terreno arido perché può spingersi in profondità alla ricerca dell’acqua.

Il carrubo sopporta la siccità e non ne viene danneggiato anche se è necessario innaffiare le piante giovani ed è consigliabile dare acqua alle piante adulte se si vuole aumentare la produzione di frutta.

La sua rusticità si manifesta anche per quanto riguarda la concimazione.

Infatti non ne abbisogna, per le piante giovani è consigliabile concimare con del concime organico ben maturo.

Nella coltivazione del carrubo da reddito per aumentare la produzione si concimano le piante con il letame e con un concime chimico completo.

La potatura è ridotta, si tolgono solo i rami secchi, malati e qualche ramo interno per dare aria alla chioma.

Il carrubo è pianta dioica quindi ogni 20-25 piante femminili bisogna piantare una pianta maschile.

Per non avere la pianta maschile e risparmiare così spazio, si innestano sui rami delle piante femminili alcuni rami di piante maschili.

Questa è una antica pratica usata con successo ancora oggi.

E’ noto che il carrubo ha una crescita molto lenta e che per questo motivo entra in produzione tardi.

Questa sua lentezza è dovuta a molti fattori, alla lenta crescita della pianta, al suo lungo periodo vegetativo, al fatto di crescere spesso senza cure in un ambiente marginale.

La propagazione si effettua con la semina e il seme, dopo aver germogliato in primavera in ambiente protetto, viene trapiantato quando le giovani piantine hanno emesso la seconda serie di foglie.

I semi freschi hanno un’alta percentuale di germinazione mentre quelli secchi hanno la necessità di essere messi a bagno circa 24 ore prima della semina, sino a raggiungere il doppio della loro dimensione, per poter germogliare.

Se la pianta cresce senza cure in zone marginali prima che fruttifichi passano dai 6 agli 8 anni mentre dove le condizioni sono migliori inizia a fruttificare dai 4 ai 5 anni.

Le giovani piantine di carrubo possono essere innestate con altre varietà di carrubo più qualitative ma in questo caso la produzione di frutta viene posticipata a 7 o 8 anni.

Questa pianta di così lenta crescita e fruttificazione ricompensa la pazienza del frutticoltore con un’abbondante produzione che nelle piante adulte può superare il quintale per pianta.

Inoltre il carrubo è una pianta longeva che entra in piena produzione dal ventesimo anno di età e passa il secolo essendo sempre altamente produttiva.

Questa pianta vive per più secoli e ci sono stati casi di piante plurisecolari nell’area del Mediterraneo che si sono segnalate per aver superato il quintale di frutti in una sola stagione.

Se vuoi scoprire un’altra pianta, più precisamente un agrume, che può essere coltivata in piena terra dove prosperano gli alberi di carrubo clicca qui sotto questo link:

L’arancia amara si trova fra gli agrumi acidi perchè è amara

Varietà: le più apprezzate hanno tanti semi

Nei frutteti da resa si preferisce innestare le giovani piantine per avere una produzione più qualitativa anche se la messa a frutto è più lenta.

Le cultivar conosciute sono una cinquantina, la loro origine è spesso sconosciuta perché quasi tutte sono state selezionate nei secoli a livello locale.

Queste cultivar si differenziano dai loro parenti selvatici per la maggiore grossezza dei baccelli, per lo spessore della loro polpa e per il loro superiore contenuto di zucchero.

Inoltre alcune varietà sono ermafrodite e questo è certamente un vantaggio per i coltivatori anche se la qualità della loro frutta è inferiore a quelle delle piante solo femminili.

Un tempo la parte più  apprezzata dei frutti era la polpa mentre oggi è il seme che viene tenuto maggiormente in considerazione perché se ne ricavano farine e gomme molto ricercate.

Quindi nella coltivazione del carrubo si privilegiano le varietà che producono più semi rispetto a quelle che ne hanno pochi.

Una vecchia varietà italiana con i baccelli dritti o leggermente curvi, di color marrone più chiaro rispetto alle altre cultivar e di ottimo sapore è “Adele”

In Spagna è diffusamente coltivata un’altra antica varietà “Casuda” che si raccoglie a settembre e ha baccelli dritti con un buon sapore.

Per la resa in semi la varietà italiana “Pasta” è quella migliore sia per numero di semi presenti in ciascun baccello, circa 15, sia per la quantità e il sapore della polpa.

In Sicilia vi sono coltivazioni di carrubi di altissima qualità che, partendo da varietà selezionate, producono farina e altri prodotti noti a livello mondiale.

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La delicatezza della raccolta e le differenti lavorazioni

immagine carrubbo
immagine carrubbo

La raccolta delle carrube mature è la parte più delicata e onerosa della coltivazione di questa pianta.

Quando maturano le carrube, in autunno, l’albero è in piena fioritura perché si prepara alla successiva fruttificazione che avverrà l’anno dopo.

Quindi i raccoglitori devono essere esperti ed abili nel maneggiare le lunghe pertiche che permettono di far cadere, su teli appositamente posizionali sul terreno, le carrube mature senza danneggiare la fioritura.

Questo metodo di raccolta è antichissimo e anche se si cerca di ottenere cultivar dove sia possibile raccogliere meccanicamente tramite scuotimento dei rami, la maggior parte delle carrube viene ancora oggi raccolta con questo antico sistema.

Le carrube fresche hanno un contenuto di umidità che varia dal 10 al 20% e devono essere fatte seccare in un luogo coperto, asciutto e ventilato per ottenere un contenuto di umidità non superiore all’8% in modo che non si decompongano.

Con un’ulteriore lavorazione la polpa viene separata dai semi ai quali viene tolta la buccia e il germoglio.

La successiva lavorazione dei semi prevede che vengano ridotti in una polvere fine dalla quale si ricava la gomma di carruba.

La polpa invece viene tritata più o meno grossolanamente e serve per creare crocchette impiegate per l’alimentazione di diversi tipi di animali domestici.

Può essere usata anche per l’alimentazione umana, in questo caso viene tostata e ulteriormente macinata sino a creare una polvere fine commercializzata sotto il nome di polvere di carruba.

 Le numerose proprietà delle carrube

carrubbo
carrubbo

E’ un vero peccato che la carruba sia un frutto dimenticato che evoca in tante persone, specie se anziane, immagini di povertà e di privazione.

Se è vero che questo frutto ha contribuito a sfamare le popolazioni più indigenti sin dall’alba della civiltà, specialmente durante i periodi di carestie e di guerre, è altrettanto vero che possiede numerose qualità che lo fanno diventare un alimento prezioso anche ai giorni nostri.

Le carrube sono ricche di vitamina A, D e di vitamine del gruppo B, contengono numerosi minerali fra i quali vi sono il calcio, il potassio, il manganese e il rame.

Le carrube sono ricche di calcio un minerale importantissimo per la salute delle ossa e in genere del corpo umano.

La loro dolcezza è dovuta agli zuccheri della frutta che hanno in abbondanza dal 46 al 56 %.

Più della metà di questi zuccheri  è formato da saccarosio,  il resto è fruttosio e glucosio, inoltre possiedono il 5% di  proteine e il 6% fibre mentre sono povere di grasso.

Leggi  i tanti benefici che la carruba e la farina ricavata dalla sua polpa donano al nostro fisico.

Utile per chi è a dieta

  • Nelle diete la polvere di carruba è indicata come alternativa al cioccolato perché contiene solo 180 calorie per 100 g ed è dolce e saziante come il cioccolato che però ha molte più calorie quasi 300 calorie per 100 g.
  • Inoltre non contiene sostanze eccitanti come la teobromina che invece il cacao ha e quindi risulta più sana.

Utile per il suo contenuto di fibre

  • Ricca di fibre è indicata nelle diete dimagranti perché sazia ed è importante anche per regolare le funzioni intestinali.

Contiene antiossidanti

  • La carruba contiene i polifenoli potenti antiossidanti noti per contrastare i radicali liberi e per ridurre il rischio di malattie cardiache.

Combatte il colesterolo alto

  • Alcune ricerche mediche hanno dimostrato come l’assunzione di polvere di carruba può aiutare a ridurre il colesterolo alto.

Regola le funzioni intestinali

  • Se il consumo di polpa fresca di carrube ha una blanda azione lassativa consumare la polpa secca o la farina è utile per regolare le funzioni intestinali e per contrastare la diarrea.
  • La fibra e i tannini presenti nella farina aiutano a eliminare le tossine responsabili di attacchi di diarrea acuta perché, a differenza di quello che accade ai tannini della maggior parte delle altre piante, quelli della carruba non si dissolvono in acqua.
  • Inoltre i tannini prevengono la crescita batterica dannosa per gli intestini mentre gli zuccheri naturali aiutano ad addensare le feci molli.

Contrasta l’osteoporosi

  • La carruba ricca di calcio e di fosforo contribuisce a prevenire l’osteoporosi e arricchisce il corpo con questi due importanti minerali.
  • Può essere consumata anche da chi è celiaco
  • Le carrube non contengono glutine e quindi possono essere tranquillamente consumate anche da chi soffre di celiachia

Assolutamente naturale

  • Le carrube e la loro polvere sono alimenti sani perché la pianta essendo rustica non ha subito trattamenti

La farina di semi di carruba è un naturale,  ottimo addensante e stabilizzante usato in diversi cibi come sostituto del glutine sia per l’alimentazione umana che per quella animale.

Da questa farina si ricava la gomma di carruba che è l’uso più importante dei frutti della carruba al giorno d’oggi.

Nel cibo in scatola per animali domestici spesso, per ottenere la consistenza gelatinosa, viene messa della farina di semi di carruba.

Per quanto riguarda l’alimentazione umana la gomma di carruba viene usata nell’industria dolciaria e in quella delle conserve alimentari.

Questo ingrediente, che viene indicato con la sigla E410, ha la capacità di assorbire liquido sino a 50-100 volte il suo peso ed è quindi un ottimo e naturale addensante.

Questo tipo di gomma viene anche impiegata nell’industria cosmetica, nei prodotti farmaceutici, nei detergenti, negli adesivi e nell’industria tessile.

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Conclusioni

Oggi molte piante che un tempo erano indispensabili per il sostentamento di intere popolazioni sono state neglette e dimenticate.

Tale sorte è toccata anche alla coltivazione del carrubo e ai suoi frutti.

Pensa che un tempo i semi del carrubo erano così considerati da essere presi come unità di peso per le pietre preziose e per l’oro.

Furono i mercanti arabi che per primi coniarono il termine di “carato” usato ancora oggi come unità di misura per stabile il peso e il valore delle gemme.

Anticamente i semi di carrubo, chiamati in arabo “qerat”, venivano usati per pesare le pietre preziose a motivo della loro regolarità nel peso, circa 0,20 g e con l’andar del tempo diedero il nome all’unità di misura detta carato usata oggi in tutto il mondo per stabilire il peso delle gemme.

Oggi è raro trovare in vendita le carrube al di fuori dei loro luoghi di coltivazione.

Sono passati i tempi che vedevano i monelli entrare nei terreni dei vicini per poter rubare il dolce e aromatico baccello.

Le carrube secche con le loro vitamine, i loro zuccheri e i carboidrati che contengono costituivano un economico ed energetico cibo che in America veniva venduto agli angoli delle strade da venditori ambulanti agli immigrati italiani.

Masticando questo frutto non solo acquisivano energia ma ricordava loro la terra nativa che avevano lasciato al di là dell’Atlantico.

Tempi duri e difficili erano quelli, nei quali la carruba, che si poteva conservare secca per lunghi mesi, aveva una funzione importante per sfamare uomini e animali.

Oggi si sta cercando di rivalutare non tanto il suo duro baccello ma la farina che dalla sua polpa deriva.

Se ne ricava un sostituto del cacao detto “carcao” che con minori calorie e a basso contenuto di grassi viene usato in dolci, torte e biscotti.

Inoltre non possedendo glutine questa farina può essere consumata anche dai celiaci e per questo motivo viene usata al posto della farina di grano in sfiziose ricette salate che piacciono anche a chi celiaco non è.

Tuttavia oggi è il seme, dal quale si estrae la gomma di carruba, che è maggiormente apprezzato nell’industria dolciaria e serve per addensare sciroppi, basi per il gelato, creme spalmabili e altri prodotti di pasticceria.

Non sono solo i frutti del carrubo ad essere utili anche la pianta con la sua grande chioma è sempre stata indispensabile nel fornire frescura ed ombra a uomini e a animali.

Questa pianta longeva che raggiunge con l’età imponenza e personalità, spicca nel paesaggio arido nel quale vive, una presenza importante non solo per i suoi frutti ma anche per la sua bellezza.

Vi sono carrubi che hanno superato i 500 anni di età, veri monumenti vegetali retaggio di epoche ben differenti dalla nostra.

La coltivazione del carrubo non è adatta al giardiniere frettoloso che impaziente vuol vedere presto il risultato delle sue cure e gustare in fretta i frutti delle sue piante.

L’umile carrubo vive con poco, richiede rare attenzioni, però  abbisogna di un giardiniere paziente che sappia attendere lunghi anni prima di poterne assaporare i frutti.

In compenso, se lasciato indisturbato, vedrà passare generazioni sopravvivendo ben più a lungo di chi l’ha piantato.

Non dimenticare, se vuoi gustarne i frutti, di piantare almeno due piante perché il carrubo è specie dioica e se non trova un compagno per l’impollinazione non dà frutti.

Tuttavia, se non molto lontano dal tuo terreno vi sono altre piante di carrubo, non preoccuparti perchè il loro dolce nettare è ricercato dalle api che volando di pianta in pianta impollineranno anche il tuo esemplare.

Con quest’ultimo piccolo consiglio finisce qui questo post che parla della coltivazione del carrubo una pianta generosa che ha dato tanto all’umanità e che aspetta solo di essere maggiormente conosciuta presso il grande pubblico che, conoscendola, non potrà fare a meno di apprezzarla.

Spero con questo post di avere contribuito a far conoscere un’altra specie minore, il carrubo, che comune nell’Italia Meridionale non è però altrettanto conosciuto in quella Settentrionale.

 

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