Coltivare l anguria, tra le altre specie, quella più dissetante

Coltivare l’anguria significa gustare un fresco e sugoso frutto estivo perfettamente maturo, fra gli altri frutti di certo uno di quelli più dissetanti.

Si inizia a coltivare l’anguria in primavera e dove il clima è rigido si fanno germinare i suoi neri semi al riparo dalle intemperie per poter piantare, nei primi giorni di aprile, piantine già sviluppate.

Coltivare l anguria

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Coltivare l’anguria è un’arte che spesso si tramanda di generazione in generazione e il padre spiega al figlio tutti i trucchi che permettono di ottenere angurie perfette, sane, sugose e dolci.

Queste piante che non si alzano come le altre piante da frutta ma corrono sul terreno, creano una distesa di fresche foglie verdi al di sotto delle quali si nascondono le angurie, più o meno grandi a seconda della varietà.

Vi sono regioni, come l’Emilia Romagna, che sono vocate per la coltivazione di questo ortaggio che dona un frutto rosso, dissetante e dolce.

Le varietà di questa pianta strisciante sono davvero tante e vi sono persino angurie che hanno la polpa non di colore rosso ma di un bel colore giallo.

La pezzatura è molto differente vi sono cultivar piccole che raggiungono a malapena i 2 kg altre invece che sono giganti e raggiungono il peso di 18 kg.

Tutte però sono il frutto dell’estate e addentare una fetta di anguria rossa e sugosa appena tolta dal frigorifero, quando la canicola rende il corpo sudato e il fiato in affanno, è un piacere impagabile.

Lo so che l’anguria deriva da pianta che non è un albero da frutto ma un ortaggio, che questo frutto è umile, costa poco e breve è la sua stagione, ma non posso fare a meno di dedicare un articolo anche all’anguria che ci ristora durante le afose giornate estive, che è modesta e versatile e piace proprio a tutti.

Da un antico antenato del deserto alle fertili pianure di tutto il mondo

La prima traccia della coltivazione di questo frutto è stata trovata in Egitto in reperti del II millennio a.C..

Semi di questo frutto sono stati trovati nelle antiche tombe egiziane e la Bibbia dice che l’anguria veniva mangiata dagli israeliti quando erano schiavi in Egitto.

Nel VII secolo d.C.  questo frutto veniva abbondantemente coltivato in India e nel X secolo la coltivazione dell’anguria era così diffusa in Cina che questo paese aveva il primato per la sua coltivazione come lo detiene ancora oggi.

Venne introdotta in Europa ai tempi dell’invasione araba ed ha iniziato ad apparire nei quadri e negli erbari del 1600 quando coltivare l’anguria significava avere un frutto pregiato ambito sulle tavole nobiliari.

I botanici e gli artisti del 1600 descrissero e dipinsero questo frutto in una grande  varietà di forme e colori.

Come puoi vedere in questo quadro dipinto da un famoso pittore di nature morte, Giovanni Stanchi nel 1600, l’anguria di allora presentava al suo interno delle cavità vuote, la parte rossa era meno estesa e possedeva molti semi.

Era molto differente dalle angurie con la buccia liscia, dalla polpa rossa e compatta che siamo abituati a vedere ai giorni nostri.

Furono i coloni europei che introdussero l’anguria nel Nuovo Mondo ma anche gli schiavi africani portarono questo frutto dall’Africa sino all’altra parte del mondo.

Per molto tempo in America il frutto dell’anguria fu associato agli schiavi negri che lo consumavano, e lo vendevano dopo la loro liberazione,  quindi era considerato un cibo poco consono per i bianchi.

Coloni spagnoli coltivavano nel 1576 angurie in Florida e altre coltivazioni si trovavano in quel periodo anche nel Massachusetts.

Nel 1660 coltivazioni di angurie si trovavano anche in Perù e in Brasile mentre fu il Capitano James Cook che introdusse questo frutto nelle isole del Pacifico dove venne subito apprezzato ed è  coltivato in abbondanza ancora oggi.

In Africa si trovano ancora oggi gli antenati selvatici delle angurie e questa coltivazione millenaria è indispensabile a numerose popolazioni africane per poter sopravvivere in quelle zone così aride.

Per quanto possa sembrare strano la specie selvatica di anguria, che ha originato tutte le altre forme selvatiche e successivamente quelle domestiche, ha il suo habitat in uno dei luoghi più aridi e inospitali della Terra.

Si tratta del Citrullus ecirrhosus, noto col nome popolare di Tsamma del Namib, una specie selvatica perenne che si trova in Sud Africa in special modo nelle oasi del deserto del Namib.

Si tratta di una specie molto resistente al calore e alla siccità che ricava l’acqua da falde sotterranee con le sue lunghe radici.

Ha un frutto piccolo che assomiglia ad una anguria  dal sapore piuttosto amaro che costituisce un’importante fonte di acqua per la fauna del deserto e per una particolare popolazione nativa di quei luoghi.

Nelle zone semidesertiche dell’Africa l’anguria è un indispensabile frutto che dona l’acqua, molto rara in quei territori.

Viene abbondantemente coltivato e conservato per questo scopo permettendo la sopravvivenza di quelle popolazioni africane.

Per migliaia di anni la coltivazione dell’anguria ha prosperato in Medio Oriente e nelle zone più calde della Russia.

In Oriente e in Russia i semi dell’anguria vengono tostati e poi sbucciati e mangiati a volte anche salati.

I primi tre paesi maggiori produttori di angurie sono: la Cina nettamente in testa, che nel 2013 ne ha prodotto ben 72.943.830 milioni di tonnellate, l’Iran, la Turchia, il Brasile e l’Egitto.

In Italia la coltivazione dell’anguria si estende su una superficie di 18.000 ettari dai quali si ricava una produzione di 600.000 tonnellate.

Coltivare l’anguria è una coltivazione diffusa specialmente in Emilia Romagna, da cui proviene il 30% circa del raccolto nazionale, e nel Lazio.

Fusti sottili e grandi frutti

La pianta dell’anguria appartiene alla famiglia delle Cucurbitacee, il suo nome scientifico è Citrullus lanatus.

E’ una pianta annuale con un fusto erbaceo che si prolunga per diversi metri e dal quale si dipartono altri fusti sottili e pelosi.

Le foglie sono grandi, con 3 lobi, di un bel verde, in certe cultivar le nervature sono più chiare, e sia il fusto che le foglie presentano una certa pelosità.

I fiori gialli sono solitari,  si dividono in fiori maschili e fiori femminili, sono a corolla campanulata, con 5 petali e sbocciano numerosi in primavera.

Vengono impollinati dagli insetti impollinatori ed è importantissima, per questa specie, l’impollinazione per produrre abbondante frutta.

La pianta dell’anguria, se trova un habitat ottimale, produce numerosi frutti che possono arrivare anche ai 20 kg di peso e  si distinguono per la loro grossezza e la loro forma che può essere tonda o allungata.

Questo frutto è  una bacca modificata che  viene chiamata dai botanici “peponide”.

La sua buccia è spessa, di colore verde, con striature e chiazze bianche o giallastre e presenta al suo interno una parte morbida e bianca che si tende a far sparire con le nuove varietà.

All’interno si trova una polpa morbida e zuccherina di colore rosso vivo oppure giallo a seconda delle cultivar.

All’interno della polpa vi sono i semi, neri e lucidi, che sono abbondanti anche se vi sono varietà apirene che non possiedono semi più frequenti fra le angurie “mini” (circa 2 kg di peso).

Come coltivare l’anguria

Non è difficile coltivare l’anguria se si ha a disposizione estati calde e abbondanza di acqua.

Il terreno deve essere ben lavorato in profondità, fertile e ben drenato per sfuggire ai marciumi radicali che possono attaccare le radici.

Per evitare malattie all’apparato radicale e al colletto delle piante è buona norma non coltivare questa pianta sempre nello stesso posto ma lasciar passare almeno un paio di anni prima di rimetterla in quel terreno.

La semina in pieno campo si effettua ad aprile inizio maggio in file.

I semi vengono introdotti, alla profondità di circa 3-4 cm., in numero di 2 o 3, in buchette distanziate 1-1,5 metri fra di loro mentre la distanza fra le file è di 2-2,3 metri.

Si possono anche mettere a dimora le piantine, precedentemente coltivate in serra, quando hanno 3-4 foglie vere.

Se si teme che la stagione sia umida si possono mettere in prode ovvero sulla parte alta di un terreno sollevato.

E’ importante diradare le piante di anguria e lasciare solo la più robusta per ogni buchetta.

La concimazione deve essere abbondante perché la pianta dell’anguria è una forte consumatrice di potassio e azoto quindi, non solo il terreno deve essere ben concimato con letame maturo prima di piantare, ma durante la crescita  occorre somministrare questi due elementi.

L’anguria vuole temperature alte e stabili, non piantare se la temperatura non si è stabilizzata sui 15°C., e per crescere bene abbisogna di una temperatura dai 27 ai 30°C..

L’irrigazione non deve mancare e sei vuoi coltivare l’anguria prima accertati di avere abbondanza di acqua perché ne richiede molta sia per l’ingrossamento dei frutti che per la sugosità della polpa.

La raccolta dell’anguria

La raccolta è scalare e avviene circa a 120 giorni dalla semina quindi luglio e agosto sono i mesi dove questo frutto viene raccolto in maggiore quantità.

Non è facile stabilire quando l’anguria è matura,  occorre esperienza.

In genere, a maturazione avvenuta, il peduncolo diviene più secco, e nelle angurie striate le strisce passano dal verdognolo a un giallastro più intenso.

Alcuni battono i frutti per capire la loro maturazione e se il suono passa da sordo a più acuto allora il frutto è maturo.

Un altro modo per accertare l’avvenuta maturazione consiste nel grattare con l’unghia un po’ di buccia, se si stacca con facilità il frutto è maturo.

Perché l’anguria si conservi al meglio deve essere stoccata in un locale dove la temperatura si mantenga sui 10-15° C. e il tasso d’umidità sia dell’80%.

 Piccola, media e grande sono tantissime le varietà

Le varietà di anguria sono davvero tantissime e in un mercato così vivace ogni anno ne vengono proposte di nuove.

Si dividono a seconda della pezzatura in mini (baby) angurie, con un peso di circa 2 kg per frutto, e in medie, che non devono superare gli 8-9 kg.

Vi sono poi i grandi formati che sono sui 16-18 kg e questi in genere vengono venduti a fette oppure richiesti da mercati locali come prodotto tradizionale.

Il mercato richiede e paga di più i primi due formati scegliendo di preferenza le varietà con la polpa più compatta,  di un uniforme colore rosso vivo, priva di fibrosità,  con la superficie inferiore della buccia bianca ridotta al minimo.

C’è poi il grande dibattito che riguarda le varietà apirene che si associano alle piccole pezzature e che possono presentare pochi semi immaturi di colore bianco oppure assenza di semi.

Queste varietà vengono ricercate non solo per l’assenza di semi ma perché si conservano più a lungo delle cultivar con i semi anche se alcuni consumatori hanno fatto osservare che le varietà che contengono i  semi presentano un profumo più intenso e un gusto più deciso.

Quindi coltivare l’anguria significa anche avere una vasta possibilità di scelta fra tante cultivar alcune delle quali vengono immesse sul mercato ogni anno per soddisfare sempre di più le esigenze dei consumatori.

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Una dolcezza amica della linea

L’anguria è composta per la maggior parte di acqua, infatti ne contiene  dal 90 al 95 %, però possiede anche un discreto quantitativo di zuccheri come il fruttosio.

Tuttavia, pur essendo così zuccherina, ha un basso indice calorico, solo 16 calorie per 100 gr. di prodotto, quindi anche chi è a dieta può dissetarsi con una fetta di questo sugoso frutto.

E’ un frutto vitaminico che possiede le vitamine A, C, vitamine del gruppo B e che contiene una buona quantità di potassio.

L’anguria ha anche un alto contenuto di Licopene un potente antiossidante benefico per tutto il corpo e soprattutto per l’apparato respiratorio.

L’anguria in cucina

Questo frutto non si gusta solo fresco ma entra in numerose preparazioni, tutte dolci e dissetanti.

Può essere inserito nelle macedonie alle quali dona il suo succo dolce e il suo rosso colore, è insuperabile nei gelati e nelle granite, ottime nel caldo periodo estivo, se ne può ricavare una benefica marmellata che nei grigi periodi invernali ricorderà le belle giornate estive.

Dell’anguria però non si consuma solo la polpa perché i suoi semi, tostati o essiccati, sono gustosi e come sapore ricordano vagamente quello della nocciola.

I semi  privati della loro buccia e fatti germogliare sono una ricca fonte di proteine, di vitamine B e di magnesio.

Insomma dei veri piccoli tesori che sono anche più digeribili dei semi tostati e che possono essere aggiunti nelle insalate e nelle macedonie per un benefico tocco in più.

Per quanto riguarda la buccia, commestibile come la polpa e i semi, non si mangia cruda a causa del suo sgradevole sapore ma la si conserva, dopo una preparazione specifica, in salamoia e viene usata nel Sud degli Stati Uniti come i sottaceti.

Negli Stati Uniti è usanza coltivare l’anguria di antiche varietà, quelle che possiedono una estesa e spessa parte bianca al di sotto della buccia, per creare tipiche ricette che la vedono trattata come un sottaceto.

La polpa dell’anguria non è usata solo in cucina ma può diventare un’efficace alleata della bellezza femminile, come ingrediente principale in maschere che servono ad idratare e rinfrescare l’epidermide.

Il succo si può usare in lozioni che ammorbidiscono e idratano la pelle.

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Conclusioni

L’avresti mai detto che l’umile anguria possieda una storia così antica e vasta, un mercato vivace e ricco e un così grande numero di varietà?

C’è ancora un particolare che fa comprendere come questo frutto sia popolare e apprezzato non solo in Europa ma nel mondo.

Questa particolarità è data dal suo nome: infatti solo in Italia può essere chiamato con ben 3 nomi differenti e fra gli altri frutti non è molto diffusa questa usanza.

Nell’Italia Settentrionale si preferisce chiamarlo anguria, mentre cocomero è un nome usato in prevalenza nell’Italia Centrale e mellone d’acqua è un nome diffuso nell’Italia Meridionale.

Con l’anguria si fanno meravigliose sculture o più semplicemente la si intaglia a forma di cestino per ottenere un recipiente dove collocare un’ottima macedonia.

La natura è davvero benefica e ci dona in ogni stagione i frutti più adatti alle nostre esigenze.

In estate non c’è nulla di meglio di una sugosa fetta di anguria per ristorarsi dal calore inoltre col suo colore acceso dona anche piacere alla vista.

Tuttavia non gustare solo la sua polpa ma prova a far germinare i suoi semi assaporerai una nuova benefica bontà.

E’ possibile coltivare l’anguria, rustica pianta annuale, non solo in pieno campo ma anche nell’orto scegliendo l’angolo più soleggiato e acquistando le piantine se sei un principiante perchè di più facile coltivazione.

Se poi questo rosso frutto ti piace proprio puoi fare un’ottima marmellata che gusterai quando non sarà più possibile reperire questo dolce frutto.

A proposito di frutti zuccherini e sugosi guarda il video dove ho immortalato le mie piante di fico, i loro fioroni abbinati al prosciutto sono una delizia per pranzi estivi quando la canicola si fa sentire.

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