La pianta del pero: una delle pomacee più note

La pianta del pero è una pomacea che tutti conoscono: chi non ha gustato i suoi burrosi, profumati e sugosi frutti, le pere?

La pianta del pero, coltivata sin dalla più remota antichità, è diffusa con le sue 5000 cultivar a livello mondiale.

La pianta del pero  produce frutti di forma più o meno allungata, con la polpa più o meno sugosa e con una colorazione della buccia che varia, a seconda della varietà, dal giallo al rosso sino ad arrivare al marrone.

Questo frutto, la pera, genera un importante commercio ed è, fra la frutta fresca, quella che conta il maggior numero di varietà prodotte e commercializzate dal mercato ortofrutticolo internazionale.

Il giro di affari che in tutto il mondo questo frutto popolare genera è davvero enorme.

La bontà delle pere e le loro qualità sono indiscutibili.

Inoltre questo è un frutto che è possibile gustare quasi tutto l’anno perché le sue varietà si differenziano in pere estive precoci (giugno), pere estive (luglio e agosto) e pere invernali (settembre e ottobre) che si possono conservare durante l’inverno.

La pera non è solo un frutto che si consuma fresco ma viene usata per succhi, per la produzione di saporite confetture, per ricavarne dell’ottimo sidro ed è molto apprezzata sciroppata.

Per quanto riguarda la pianta, il pero è un bell’albero che fiorisce con un’abbondate fioritura bianca in primavera e ha una bella colorazione autunnale.

Anche in inverno si fa ammirare per la sua corteccia scura profondamente fessurata e i suoi numerosi rami.

Durante la bella stagione le sue foglie donano un’ombra leggera e gradita specie durante i periodi più caldi.

Per quanto riguarda l’ingombro e l’altezza  molto dipende dal portainnesto.

Abbiamo alberi imponenti che possono superare i 10 metri di altezza e piante più piccole, di altezza contenuta, che entrano presto in produzione e che non sfigurano in un fazzoletto di terra dell’orto o del giardino.

Insomma sia sulla pianta che sul suo frutto, la pera, c’è da dire davvero tanto e non potevo non creare un post su un albero da frutto così noto e popolare.

Vieni con me alla scoperta del pero, e del suo frutto così gradevole e profumato, vedrai quante informazioni rare e utili ti svelerò.

Una storia millenaria che continua ancora oggi

La pianta del pero appartiene alla famiglia delle Rosacee e al genere Pyrus.

L’antenato di questo genere di piante si è differenziato nel periodo Terziario, così ritiene la maggior parte dei botanici, in un’epoca lontanissima perché il periodo Terziario è durato a lungo ed è iniziato 66 milioni di anni fa.

E’ il periodo nel quale, dopo i rettili, prendono piede i mammiferi e anche le piante si differenziano e si diffondono.

Questo processo ha coinvolto anche all’antenato del pero moderno che viveva nel territorio montuoso dell’attuale Cina occidentale e che da qui si sarebbe diffuso sia verso est che verso ovest.

Nel Medio Oriente, nella zona del Caucaso, si differenziò dagli altri tipi di Pyrus il pero comune (Pyrus communis) ovvero l’odierno pero  e questa zona divenne il centro di origine di questo tipo di Pyrus.

Risalire a quando l’uomo  iniziò a cibarsi delle gustose pere è impresa ardua.

Probabilmente le popolazioni primitive si cibavano di questo frutto da alberi di pero selvatici ben prima che iniziassero le coltivazioni.

I frutti del pero con molta probabilità erano, nel periodo neolitico (VIII-IX millennio a.C.), un’importante risorsa alimentare ed economica.

Si sono trovati in Svizzera, in scavi archeologici di villaggi palafitticoli dell’età neolitica, dei resti di pere selvatiche essiccati che, si ritiene, venissero usati come riserva alimentare nei periodi invernali.

La pianta del pero iniziò ad essere coltivata in periodi molto antichi.

Reperti provenienti dall’Asia e dall’Europa attestano che è coltivata da circa 4000 anni.

Le ricerche sulla coltivazione delle piante da frutto nell’antichità hanno evidenziato come la pianta del pero fosse fra i 20 principali alberi da frutto che, dall’Anatolia e dalla Persia settentrionale, vennero diffusi in tutta l’area del Bacino del mar Mediterraneo.

Da notizie storiche sembra che i primi coltivatori di alberi di pere siano stati gli Ittiti, in Armenia e in Persia, nel II millennio a. C.

Questa specie apparteneva al tipo Pyrus spinosa e non veniva coltivata solo per il suo frutto ma anche per l’ottimo legno,  compatto e duro.

Per avere notizie più certe dobbiamo rifarci a Omero che cita le pere nell’Odissea.

Parlando delle varietà di piante da frutto del giardino del Re Alcinoo, re dell’isola dei Feaci, si esprime con queste poetiche parole :”Alberi alti vigorosi verdeggiano (nel giardino): peri e granati (melograni) e meli dai floridi frutti e fichi dolcissimi…..”

Teofrasto (IV-III secolo a.C.), un filoso greco discepolo di Aristotele, nelle sue opere sulla coltivazione delle piante parla diffusamente del pero.

Descrive le prime varietà di pero, le tecniche di coltivazione, la potatura delle piante e l’utilizzo dei frutti.

Nel mondo greco l’albero del pero era dedicato a Era, moglie di Zeus, mentre il suo frutto era consacrato a Afrodite, dea della bellezza, perché la forma della pera era associata al ventre femminile e quindi veniva considerata un simbolo erotico e di fertilità.

Anche presso gli antichi romani sono numerosi gli autori, Plinio, Virgilio, Columella e Marco Varrone, che nei loro trattati di agricoltura parlano della coltivazione delle pomacee con particolare attenzione alla coltivazione del pero e del melo.

Plinio il Vecchio (I secolo d. C.) nella sua opera enciclopedica “Historia Naturalis” tratta diffusamente la pianta del pero e riporta  le varietà di pero dell’epoca denominandole in base ai nomi degli scopritori, al luogo e alle caratteristiche del loro frutto.

Per citarne solo alcune ecco la “Pomponiana” (della zona di Pompei), la “Tiberiade” in onore dell’Imperatore Tiberio e la “Myrapia” nominata in questo modo per le sue caratteristiche organolettiche.

La pera era consumata quasi tutto l’anno dai romani, ed era   molto apprezzata non solo per la sua bontà ma anche per la sua conservabilità.

Alcune cultivar venivano conservate con tecniche semplici ma efficaci come la raccolta in grotte e cantine, dove la temperatura era costante tutto l’anno, oppure appese alle travi del soffitto o ancora immerse nel mosto cotto.

Costituivano una ricercata prelibatezza che spesso serviva come accompagnamento alle carni ma anche uno squisito dessert che era abbastanza comune sulle tavole romane.

Voglio citare brevemente le raffigurazioni di questo albero e del suo frutto nella pittura e nei mosaici delle ville romane come, per esempio, nella Casa del Frutteto a Pompei.

Dopo i secoli oscuri successivi alla caduta dell’impero Romano, la pianta del pero ritorna in auge con Carlo Magno (742-814) che promulga  delle norme attinenti alla piantagione di questa pianta.

Particolare attenzione viene data  alle varietà di pere conservabili che era possibile consumare nei mesi invernali.

Nel periodo medioevale le coltivazioni di ortaggi e di frutti venivano relegate nei conventi e nei fondi monastici quindi le notizie sulla coltivazione delle piante da frutto e della pianta del pero sono scarse.

La pianta del pero riceve nuova attenzione nel periodo del Rinascimento grazie anche all’intensificarsi degli scambi commerciali che si allargano all’Estremo Oriente e alle Americhe.

Nel periodo rinascimentale, grazie alla loro versatilità e alla loro durata, le pere erano un frutto ricercato e commercializzato.

La coltivazione del pero si diffuse in Messico e in California ad opera di missionari spagnoli mentre in Europa la pianta del pero diventava sempre più coltivata in Italia, in Francia e in Belgio.

Furono numerosi gli artisti che in epoca rinascimentale ritrassero  le numerose varietà di pere che in quel periodo si stavano differenziando.

Alla fine del XVII secolo le ricchissime  collezioni di frutta raccolte dalla Famiglia Medici di Toscana furono, per desiderio del Granduca Cosimo III, catalogate e documentate dal botanico Pietro Antonio Micheli.

Il pittore Bartolomeo Bimbi, specializzato in nature morte, dipinse questa ricchissima collezione di frutti famosa nell’Europa di quel tempo e anche le numerose varietà di pere che facevano parte della collezione.

Nei secoli XVI e XVII la letteratura si arricchisce di trattati scientifici e botanici che parlano di questo albero da frutta.

In Italia abbiamo i trattati del medico naturalista senese Pietro Andrea Mattioli mentre in Francia numerosi studiosi si sono occupati di descrivere sia le caratteristiche botaniche che gli aspetti salutistici delle varietà di pero.

Nel 1666  nell’opera “Agregè des bons fruits” di Merlet, ritenuto il primo vero pomologo francese,  emerge l’importanza che veniva data alla pianta del pero.

Questo botanico  descrive ben 254 varietà di questa pianta da frutto.

Nel periodo compreso tra la metà del ‘700 e l’inizio dell’800 erano in gran voga le opere pomologiche dove le piante da frutto, e i loro frutti, non solo venivano descritte con attenzione e rigore ma spesso riprodotte su tavole con una grande attenzione per i particolari che servivano ad identificarle.

In questi trattati venivano descritte anche numerose varietà di pere come nel  “Traitiè des Arbres Fruitiers del 1768 di Henry Louis Duhamel du Monceau dove sono descritte in modo dettagliato ben 400 piante da frutto e fra queste vi sono 119 tipi di pere.

All’inizio del ‘800, in Belgio, si sviluppò il miglioramento varietale della pianta del pero per opera soprattutto del pomologo Jean Baptiste Van Mons che nel 1823 pubblicò un catalogo dove venivano elencate ben 1050 varietà di piante di pero.

Nel 1817, in Italia, vede la luce la monumentale opera pomologica di Giorgio Gallesio “Pomona Italiana” dove vengono descritte e raffigurate fedelmente numerose varietà di piante da frutta.

Il pero, in questa opera monumentale, conta ben 21 varietà.

In questo periodo nascono le prime Società Pomologiche Internazionali che favoriscono le collaborazioni e gli scambi di informazioni scientifiche su questa specie, il pero, che si era diffusa a livello mondiale.

Infatti la pianta del pero è stata importata in America con i primi coloni europei che si stabilirono sul continente americano.

Queste piante trovarono un habitat ideale  nei territori americani del nord-ovest dell’Oregon e di Washington che detiene il primato per la produzione delle pere fresche negli Stati Uniti.

Ancora oggi i pereti dell’Oregon hanno un’importanza così grande per l’economia di quello Stato che la pera è il suo frutto simbolo.

Ci sono attualmente più di 1600 coltivatori intensivi di piante di pero solo negli stati dell’Oregon e di Washington, questi due stati esportano il 35% della loro produzione in tutto il mondo.

La pianta del pero è stata diffusa dagli europei non solo in America ma anche nelle aree con  clima temperato, e quindi adatto alla sua coltivazione, dell’Africa del Sud e dell’Australia.

All’inizio del ‘900 negli Stati Uniti d’America si è svolto un grande lavoro pomologico su basi scientifiche.

Nel 1921 viene pubblicato, per opera di Ulysses Prentiss Hedrick, il volume “The Pear of New York” dove descrive approfonditamente 80 principali cultivar di pero e in maniera più breve diverse altre centinaia di varietà.

In questo periodo inizia la moderna pericoltura intensiva con la scelta delle varietà più adatte, la modernizzazione dei sistemi di impianto e di irrigazione, l’attenzione ai metodi di conservazione e di commercializzazione.

I processi di trasformazione industriale del frutto, come la sciroppatura, che vedono la luce in questo periodo, continuano ad essere migliorati ancora oggi per dare un prodotto sempre migliore ai clienti di tutto il mondo.

Oggi la coltivazione intensiva della pianta del pero è diffusa a livello mondiale e  questo fatto, unito alle tecniche di conservazione e ai sistemi di trasporto, consentono di avere la disponibilità di questo frutto lungo tutto l’arco dell’anno.

Pero europeo e pero asiatico: due pere diverse per due commerci differenti

E’ necessario suddividere la produzione asiatica di pere da quella che si svolge nei paesi europei e americani.

In questi ultimi la coltivazione e la commercializzazione di questo frutto è soprattutto rivolta al pero comune mentre in estremo oriente è coltivato il pero asiatico (Nashi) la cui produzione rappresenta circa i due terzi dell’intera produzione mondiale.

Il principale paese produttore del pero asiatico è la Cina con oltre 15 milioni di tonnellate.

Per quanto riguarda la pera europea l’America, L’Italia e l’Argentina detengono il titolo di primo produttore con produzioni fra loro vicine.

In Italia la coltivazione intensiva del pero è diffusa in special modo in Emilia Romagna, nel basso Friuli e nel Veneto mentre nelle zone centro-meridionali vi sono impianti più piccoli a conduzione famigliare che commercializzano sul territorio le varietà locali.

I principali paesi che commerciano le pere con diffusione mondiale hanno proprie strategie di commercializzazione e hanno creato associazioni di produttori per programmare lo sviluppo della coltura, con studi e ricerche che riguardano il miglioramento genetico e la lotta alle malattie.

Particolare attenzione viene dedicata alle esigenze dei consumatori e all’educazione sull’importanza della pera come frutto, non solo buono e nutriente, ma anche con numerose qualità organolettiche.

Le “Associazioni di prodotto” coordinano ogni azione adatta alla sua diffusione a livello mondiale con particolare attenzione alla penetrazione in nuovi mercati.

Ultimamente hanno assunto grande interesse gli scambi colturali e commerciali fra i produttori dell’America Latina e quelli Europei, soprattutto olandesi e belgi, che sono i leader mondiali nel commercio delle pere per la loro abilità nel pubblicizzare le loro produzioni.

In Italia, nonostante sia il primo produttore europeo di pere, si riscontrano carenze nel coordinare il commercio a livello internazionale.

Solo nel 2013 è stata formalizzata “l’Associazione Interprofessionale” che ha come obiettivo quello di promuovere e di pubblicizzare il qualitativo prodotto italiano.

La pianta del pero: fioritura candida e aspetto imponente

La pianta del pero appartiene alla famiglia delle Rosacee e il suo nome scientifico è Pyrus communis.

Descriverò  e indicherò il modo più adatto per coltivare questa pianta tralasciando in questo post il pero asiatico Pyrus pyrifolia, chiamato nashi o pera-mela, che sarà il protagonista di un altro articolo.

Per quanto riguarda il pero comune ve ne sono tantissime varietà con altezza e volume molto differenti.

Abbiamo i grandi alberi di pero che superano i 10 metri di altezza e vivono oltre il secolo donando generosamente grandi quantità di frutta.

Vi sono le piante di pero di altezza media, dai 4 ai 7 metri e addirittura è possibile acquistare piante di pero nano che non superano i due metri.

Quindi la pianta del pero è  adatta a soddisfare tutte le esigenze.

Quelle più alte sono scenografiche e appariscenti e stanno bene piantate come grandi alberi solitari, quelle di media altezza, opportunamente potate, sono particolarmente adatte per spazi più ristretti, quindi vengono impiegate spesso nei frutteti intensivi.

Infine le piante di pero più basse prosperano in grossi vasi oppure costituiscono dei filari molto ornamentali e produttivi nel giardino e nell’orto.

L’altezza della varietà è data dal portainnesto che fa sviluppare in misura minore o maggiore l’albero.

In genere oggi si preferisce usare, come portainnesto, il Cotogno che permette di rallentare lo sviluppo dell’albero e dona precocemente frutti di buona qualità e pezzatura.

La pianta del pero, quale che sia la sua altezza, ha però caratteristiche comuni.

Per esempio la forma della sua chioma, che se non è potata è tipicamente conica, oppure la sua corteccia grigiastra che con facilità si fessura specie negli esemplari più vecchi.

Il suo legno è molto duro, ha una grana fine ed un bel colore beige chiaro con sfumature più scure.

Apprezzato sin dall’antichità si lavora con facilità ed è adatto per l’intaglio e la tornitura.

Viene usato per mobili di pregio, per la fabbricazione di strumenti musicali e con l’acero è il legno più impiegato per la costruzione dei flauti dolci.

Serve per le sculture, l’intaglio e le torniture, si lavora in modo pulito e con facilità.

Insomma è un ottimo legno difficile però da trovare in grandi quantità.

Le foglie della pianta del pero hanno una forma tipicamente ovale leggermente allungata, sono sorrette da lunghi piccioli e hanno un colore verde brillante nella pagina superiore e più chiaro in quella inferiore.

La fioritura di questa pianta inizia a fine marzo e dura circa 3 settimane.

I fiori della pianta del pero sono dotati di 5 petali bianchi e sono riuniti in corimbi che portano anche una decina di fiori e che spuntano prevalentemente all’estremità dei rami.

I fiori sbocciano a fine marzo, o nella prima decade di aprile a seconda delle varietà, e la fioritura dura una quindicina di giorni.

La pianta del pero è uno di quegli alberi da frutta che soffre delle gelate tardive per la sua precoce fioritura e per la sua durata.

Questi fiori si trasformano in frutti detti pere che sono dei falsi frutti chiamati anche pomi perché la parte fecondata, che in genere è quella che si trasforma in frutto, nel caso della pera è solo il torsolo dove sono racchiusi i semi.

La parte polposa della pera è il ricettacolo del fiore che si trasforma nella polpa sugosa e gustosa che così tanto apprezziamo.

Le pere maturano da giugno ad ottobre a seconda della varietà.

Quindi abbiamo pere estive precoci, che maturano dalla seconda metà di giugno sino a fine luglio, pere estive, che vengono pronte ad agosto, e le pere invernali, che maturano dall’inizio di settembre sino alla seconda decade di ottobre,  e possono essere conservate per tutto l’inverno.

La loro forma varia da rotonda a più o meno allungata a seconda delle varietà.

E’ differente anche la loro polpa perché ve ne sono di aromatiche ma con poco succo, altre cultivar di pere sono burrose e sugose e alcune varietà invernali si possono gustare solo se cotte a motivo della loro polpa aspra e dura.

La loro buccia è sottile e di colori differenti.

Vi sono cultivar che a maturazione presentano un bel colore giallo, altre invece rimangono di colore verde soffuso di rosso o di giallo, dove i raggi solari hanno accelerato la maturazione, altre ancora presentano un colore rugginoso che si riscontra in special modo nelle pere invernali.

Sono pochi gli alberi di pero autofertili, vale a dire che ne basta un esemplare per fruttificare, la maggior parte, invece, abbisogna di specifici impollinatori per poter dare frutti.

Importantissimi per la fruttificazione sono gli insetti impollinatori, in primis le api, che mischiando i pollini provvedono all’impollinazione dei vari tipi di pero.

Coltivazione della pianta del pero

La pianta del pero per crescere sana e vigorosa e dare abbondante frutta necessita di un clima temperato fresco.

Infatti soffre le temperature troppo elevate in estate e quelle troppo basse in inverno.

Non gradisce luoghi ventosi e quando si pianta un alberello di pero bisogna ricordarsi di munirlo di un robusto tutore perché l’apparato radicale sia più stabile e non soffra quando c’è vento forte.

La pianta del pero soffre la siccità specie quando è giovane quindi il terreno non deve essere troppo secco oppure con ristagni di acqua.

Se è innestato sul cotogno occorre tenere presente che questo portainnesto non è adatto per un terreno ricco di calcare né per tutte le varietà di questa pianta.

La concimazione è importante e quindi una volta l’anno, in autunno, bisogna fornire alla pianta del pero abbondante stallatico ben decomposto.

In primavera la fioritura e la successiva fruttificazione si avvantaggeranno molto se somministrerai una equilibrata concimazione minerale.

In particolare il pero ha bisogno di azoto e fosforo che stimolano la pianta ad uno sviluppo più equilibrato e a una maggiore fruttificazione.

Importante è anche il potassio che fra le altre sue proprietà ha la particolarità di donare un colore più deciso e brillante ai frutti.

La pianta del pero è una pianta docile che è possibile allevare senza difficoltà in tante differenti forme.

Quella più semplice è quella a vaso classico che consiglio nei frutteti famigliari perché facile da ottenere e da potare.

Un tempo era comune la piramide con piante innestate sul franco che potevano raggiungere un’altezza di 15 metri e che avevano le branche di lunghezza decrescente, dal basso verso l’alto.

Oggi si cerca di avere piante dallo sviluppo contenuto in modo da realizzare pareti verticali dall’altezza non superiore ai 3–4 metri per agevolare le operazioni colturali, per aumentare la produttività del frutteto e per migliorare la qualità dei frutti.

Le forme usate sono quelle a spalliera, il fusetto, la palmetta regolare a branchie oblique e l’ipsilon, tutte queste forme necessitano di robusti pali e di fili di sostegno.

Per quanto riguarda la potatura nella pianta del pero riveste una grande  importanza ma non è una potatura facile.

La potatura di allevamento, quella che si attua su giovani piante prima della loro fruttificazione, deve essere ridotta nella pianta del pero specialmente se questa è vigorosa.

I tagli si possono ridurre al minimo se la forma che vuoi dare alla pianta è naturale, vale a dire a vaso, mentre invece se è una forma obbligata allora, a seconda di quella che hai scelto, ti regolerai di conseguenza.

Il pero fruttifica sui rami di due e tre anni che è necessario accorciare e sfoltire per consentire una migliore fruttificazione.

Nella pianta del pero le parti che fruttificano sono i brindilli, sottili rami di un anno di lunghezza limitata che portano al loro apice una gemma a fiore, e le “lamburde” rami produttivi specializzati corti e tozzi lunghi al massimo 2 cm.

Le “lamburde” sono situate sulle “branchette” rami di due anni e più che portano numerose lamburde dalla lenta crescita in quanto tutto il loro vigore viene usato per la fruttificazione.

Nella potatura i brindilli vanno diradati togliendo quelli eccessivamente in ombra e sfoltendo gli altri per lasciarne un numero adeguato alla capacità produttiva della pianta.

Per quanto riguarda le “branchette” vanno invece accorciate con un taglio eseguito da metà ad un terzo della loro lunghezza per permettere alle lamburde rimaste di dare frutti di pezzatura più grande e di maggiore qualità.

Tuttavia alcune varietà di pero fruttificano anche sui rami misti, che portano gemme a legno e a fiore, e sui dardi, rametti lunghi circa 2 cm, che portano sulla loro cima una gemma mista.

Con la potatura bisogna anche togliere i polloni che si alzano verticalmente per dare aria alla chioma e per eliminare rami non fruttiferi che sfruttano la pianta.

Inoltre con la potatura occorre eseguire abili tagli di ritorno, ovvero eliminare parti di ramo tornando indietro alla biforcazione precedente, per favorire l’emissione di giovani rami fruttiferi che andranno a rimpiazzare quelli ormai esauriti.

Come ho già detto la potatura del pero non è facile perché si differenzia anche a seconda delle varietà, del vigore della pianta e della sua età.

Ti consiglio, almeno per le prime volte, di affidarti ad un potatore esperto per vedere e imparare dal vero come si fa.

Voglio accennare al diradamento dei frutticini se la pianta ne porta troppi.

Ricordo che oltre alla potatura secca nella pianta del pero c’è anche la potatura verde  che si fa in estate per arieggiare la pianta, smorzarne il vigore e per permettere ai frutti eccessivamente in ombra di godere dell’aria e della luce solare.

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Pere per tutti i gusti e per tutte le stagioni

Se le cultivar di pere sono moltissime, le varietà di pere coltivate in modo intensivo non sono poi molte.

Inoltre, caso strano in un tipo di frutta così popolare e ricercato, le nuove varietà non sono frequenti e le pere maggiormente coltivate appartengono spesso a vecchie varietà, come la William, selezionata alla fine del ‘700 in Inghilterra, e la Conference creata in Inghilterra alla fine dell’800.

Voglio descrivere in questo capitolo le 10 varietà di pere più frequentemente commercializzate a livello mondiale.

Sono cultivar collaudate adatte sia per una coltivazione intensiva che per una coltivazione amatoriale anche se ti consiglio di ricercare le vecchie e rare varietà della tua zona.

Potrai così non solo gustare frutti profumati e saporiti ma anche contribuire a salvare  un patrimonio arboreo che non deve andare perduto.

Varietà “William”

Questa è un’antica varietà selezionata alla fine del ‘700 nel Regno Unito e oggi è quella più coltivata in Italia e la più esportata.

La sua vigoria è medio elevata e ha poca affinità con il cotogno.

Fruttifica prevalentemente sui brindilli e le lamburde.

Buoni impollinatori per questa varietà sono l’Abate Fetel, la Conference, la Decana del Comizio e la Passa Crassana.

La forma del suo frutto è tondeggiante, la sua buccia sottile è di colore verde chiaro a maturazione, all’interno si trova una polpa bianca, succosa, dal sapore dolce con un sentore di moscato.

Disponibile da agosto sino a novembre questo tipo di pera viene consumata come frutta fresca da tavola ed è una di quelle varietà più utilizzate per sciroppi e succhi di pera.

Cultivar “William rossa”

Questa varietà è una mutazione della pera William.

Il frutto è di pezzatura media, di colore giallo rossastro con chiazze rugginose vicino al peduncolo e sulla superficie.

La sua polpa di colore avorio è succosa con un gradevole sapore dolce acidulo.

E’ apprezzata presso la grande distribuzione perché resistente alle manipolazioni e ai viaggi.

Inoltre può essere conservata in ambiente a temperatura controllata per circa 3 o 4 mesi.

Disponibile sul mercato da agosto a gennaio.

Varietà Abate Fetel

Questa cultivar è originaria della Francia, ottenuta nel 1800 da un monaco francese che le diede il suo nome.

E’ una delle pere più richieste, questa varietà viene coltivata in modo intensivo soprattutto in Emilia Romagna  nelle province di Ferrara e di Modena.

L’alta qualità e le particolari caratteristiche delle pere “Abate Fetel” coltivate in Emilia Romagna hanno valso a questa cultivar l’ambito marchio I.G.P.

La messa a frutto è più lenta delle altre varietà e la fruttificazione avviene quasi sempre su lamburde portate da rami giovani.

Il frutto ha pezzatura grossa, pesa circa 250 g, ed è caratterizzato da una forma allungata, specialmente il “collo”.

Ha una buccia verde-giallastra, sfumata di ruggine e con una colorazione rossastra dovuta all’insolazione.

La polpa è bianca, molto succosa, dolce e profumata con un gusto particolarmente apprezzato.

Si raccoglie a settembre quando la buccia incomincia ad ingiallire ed è resistente e serbevole perché si conserva con facilità, in ambiente a temperatura controllata, sino a gennaio.

Fra i migliori impollinatori di questa varietà ci sono la Passa Crassana, la William, e la Kraiser.

Cultivar “Conference”

E’ un tipo di pera autunnale che si raccoglie a fine agosto primi di settembre e che correttamente conservata dura sino a dicembre gennaio.

Ha avuto origine in Inghilterra alla fine dell’800,  è adatta per zone settentrionali ed è diffusa in Emilia Romagna.

Molto apprezzata in Europa è quasi sempre presente nei mercati dei vari paesi europei.

La pianta entra presto in produzione, la fruttificazione è elevata e porta frutto sulle lamburde portate da giovani branchette.

Il frutto di questa varietà è di pezzatura media, con un caratteristico peduncolo lungo e ricurvo e  con la buccia di un colore verde-giallo bronzato.

La sua polpa è di  colore bianco avorio, di grana fine,  molto succosa e poco acidula, dolce, profumata e aromatica.

Buoni impollinatori di questa varietà sono la Decana del Comizio, la Kraiser, la Passa Crassana e la William.

Varietà Passa Crassana

Questa varietà ha avuto origine nella prima metà dell’800 in Francia e per lungo tempo è stata così apprezzata da essere soprannominata “regina dell’inverno”.

Oggi è un po’ in ribasso sostituita presso la grande distribuzione dalla cultivar William.

La pianta di questa varietà è di buon vigore, entra precocemente in produzione e ha una fruttificazione elevata e costante.

Fruttifica sui brindilli e le lamburde,  il suo frutto è di pezzatura grossa (250 g circa) con buccia di colore verde che a maturità prende colore giallognolo, rugginoso vicino al peduncolo.

La polpa è di colore bianco, leggermente granulosa, gradevolmente acidula, fondente e zuccherina.

Si raccoglie nella seconda decade di ottobre e si conserva agevolmente in ambiente controllato sino a gennaio.

Buoni impollinatori per questa varietà sono l’Abate Fetel, la Conference, la Decana del Comizio e la William.

Cultivar Decana del Comizio

Questa varietà di origine francese fu scoperta nella metà del ‘800 nel frutteto del Comizio Orticolo di Maine et Loire da qui il suo nome.

Questo frutto è considerato una delle pere migliori,  si raccoglie  a settembre.

La pianta è vigorosa, la messa a frutto è tardiva ed è soggetta all’alternanza.

Vuole la vicinanza di piante impollinatrici e abbondanti impollinatori durante la fioritura che è tardiva, fruttifica su deboli branchette.

Questa pera è di pezzatura grande e di forma tondeggiante, con buccia di colore giallo verde, rugginosa e leggermente arrossata per insolazione.

La polpa di colore bianco, fine e compatta, è dolce, succosa e leggermente acidula, di grande qualità.

Questo frutto è delicato, sensibile alle manipolazioni e si ammacca con facilità quindi bisogna maneggiarlo con delicatezza e attenzione.

Questa pera è adatta non solo per essere gustata fresca ma anche per la cottura e spesso viene usata per la preparazione di marmellate e succhi di frutta.

I migliori impollinatori per questa varietà sono l’Abate Fetel, la Conference, la Passa Crassana e la Kaiser.

Varietà Kaiser

Questa cultivar è una antica varietà di origini francesi oggi molto diffusa e commercializzata in tutta Europa.

L’albero è vigoroso, entra in produzione tardi e fruttifica su lamburde portate da giovani branchette.

Il frutto è di grossa pezzatura (250 g circa) di forma allungata e panciuta con un collo breve.

Il colore della sua buccia rugginosa è un color bronzo, con evidenti lenticelle.

Questa pera ha una polpa di colore avorio, talvolta granulosa, succosa, con un sapore dolce e aromatico e un gradevole profumo.

Si raccoglie nella seconda metà di settembre e  si conserva in ambiente controllato sino a dicembre.

I suoi impollinatori sono William, Conference, Decana del Comizio e Passa Crassana.

Varietà Butirra Precoce Morettini

Questa varietà è stata ottenuta dall’agronomo italiano Morettini tramite incrocio fra le cultivar Coscia X William nel 1956.

Per la qualità della sua frutta è riuscita ad affermarsi prima sul mercato italiano e poi su quello europeo dove ancora oggi è apprezzata.

La pianta è vigorosa, si adatta bene a diversi ambienti e ha una elevata produttività.

Fruttifica sui brindilli, le lamburde e spesso anche sui rami misti.

Questa pera è di pezzatura medio grossa, dalla buccia di color giallo chiaro a maturazione, intensamente cosparsa di rosso nella parte esposta al sole.

La polpa è bianca, fine, fondente, zuccherina, di sapore ottimo e di gradevole profumo.

E’ una pera estiva che matura verso la fine di luglio primi di agosto.

Ottima consumata fresca nei mesi estivi, buona con tutti i tipi di formaggi, nelle macedonie e in sciroppo.

Buoni impollinatori per questa cultivar sono l’Abate Fetel, la Coscia, la Passa Crassana e la William Rossa.

Essendo una pera estiva non ha lunga serbevolezza, in ambiente controllato sino a settembre mentre in fruttaio dura circa una decina di giorni al massimo.

Varietà Coscia

Antica cultivar di origine italiana è una pera estiva che matura attorno al 20 di luglio.

La pianta è vigorosa, adatta ad essere coltivata nelle regioni del Centro e del Meridione dove presenta una elevata produttività.

Fruttifica sui brindilli e le lamburde.

Il suo frutto ha pezzatura medio piccola (95 g circa) e a maturazione presenta una buccia colorata di un bel giallo uniforme con sfumature rosa e rossastre nella parte colpita dai raggi solari.

La polpa di colore bianco crema è succosa e zuccherina, leggermente granulosa e profumata.

Varietà DR. Jules Guyot

E’ una cultivar che ha preso il nome dal tecnico francese che la selezionò a metà dell’800.

La pianta è coltivata soprattutto in Emilia Romagna ed è apprezzata per la sua modesta vigoria.

Viene chiamata anche William precoce a causa di una certa somiglianza dei suoi frutti con quelli della varietà William.

Produce pere di medie dimensioni sui brindilli, le lamburde e i rami misti.

Il frutto ha una forma tondeggiante e irregolare con una buccia di colore giallastro, cosparsa di lenticelle che al sole si colora facilmente di rosa.

La sua polpa di grana fine è succosa, di colore bianco e dal sapore zuccherino.

E’ una varietà estiva che si raccoglie a fine luglio primi di agosto ed è poco serbevole.

La pianta viene impollinata dalle varietà Abate Fatel, Kaiser, William e Passa Crassana.

I 5 principali benefici della pera

Vale la pena di coltivare la pianta del pero non solo per la bontà dei suoi frutti ma anche per le loro notevoli qualità.

Questo frutto è composto per la maggior parte di acqua, ne contiene ben l’84%, mentre la percentuale rimanente è composta da carboidrati, zuccheri, proteine e fibre.

Numerosi sono i minerali che la polpa della pera contiene: potassio, fosforo, magnesio sono i principali poi vi sono anche sodio, ferro e fluoro.

Le vitamine che questo frutto possiede sono la vitamina A, la vitamina C, la D, e alcune vitamine del gruppo B.

Ecco qui di seguito i 5 principali benefici della pera.

1) La pera è un vero toccasana per lo stomaco e soprattutto per l’intestino, merito del contenuto di fibre e della lignina una sostanza che ha la particolarità di  assorbire molta acqua e facilitare così l’espulsione delle feci.

Inoltre la pectina, una benefica sostanza che questo frutto possiede, ha la caratteristica di legarsi nell’intestino al colesterolo cattivo facilitandone così l’espulsione.

La maggior parte della fibra nelle pere è contenuta nella loro buccia

2) Le pere sono benefiche per le ossa e i muscoli.

Avendo buone quantità di calcio e di potassio aiutano a mantenere le ossa forti e le articolazioni sane.

Per questo motivo sono un valido alleato contro l’osteoporosi.

Le loro proteine inoltre fortificano i muscoli del corpo

3) Le pere aiutano le donne in stato di gravidanza.

Ricche di vitamine, soprattutto di vitamine A, B e C, sono importanti durante questo delicato periodo non solo per l’apporto vitaminico ma anche per l’acido folico che aiuta la formazione del bambino.

4) Le pere contengono potenti antiossidanti che contrastano l’azione dei radicali liberi e puliscono il nostro corpo dalle scorie.

Rendono elastica la pelle e attenuano i guasti dell’invecchiamento.

5) La pera contiene parecchio potassio che aiuta a prevenire ictus e ipertensione.

Non dovrebbe mancare a coloro che devono tenere sotto controllo la pressione sanguigna.

Questi sono i 5 importanti benefici che si hanno consumando regolarmente questo frutto.

Inoltre la pera è un frutto ipocalorico che contiene circa 40 calorie ogni 100 g.

Quindi è indicato nelle diete per 4 buoni motivi:

1) poche calorie

2) l’elevato contenuto di fibre

3) per il senso di sazietà che dà la presenza della pectina che tende a formare una consistente massa gastrica bloccando il senso di fame

4) il suo elevato contenuto di fruttosio consente di ottenere un’energia maggiore rinvigorendo il fisico.

Conclusioni

La pera è un frutto non solo molto sugoso e gustoso ma anche, come ho indicato nel capitolo precedente ricco di virtù.

E’ un frutto che prevalentemente viene consumato sotto forma di succhi e di altre lavorazioni ma ha un grosso commercio anche come frutta fresca.

Peccato che le pere cotte siano cadute in disuso e quindi alcune vecchie varietà di peri che erano coltivate prevalentemente per poter ottenere pere adatte a questo uso siano diventati molto rari se non scomparsi.

Se la tua coltivazione è amatoriale ricerca qualche antica varietà della tua zona come la varietà “Martin Sec” un’antica varietà di pera piemontese, coltivata nelle valli di Cuneo.

Questa varietà dalla raccolta tardiva, dalla metà di ottobre alla prima quindicina di novembre, è considerata una delle migliori pere da cuocere.

Finisce di maturare in fruttaio ed esprime tutta la sua bontà a partire da due settimane dalla raccolta.

Si mantiene integra in fruttaio per tutto l’inverno, risorsa preziosa per i contadini di un tempo.

Oggi con la vita così mutata questa antica cultivar si è fatta rara però dopo un lungo periodo di abbandono si sta assistendo alla sua riscoperta.

Infatti è stata inserita come Prodotto Tradizionale Piemontese e fa parte dell’Arca del Gusto di Slow Food un’associazione internazionale che si occupa della conservazione di antiche varietà.

Ho inserito questo esempio per invitarti a riscoprire delle varietà che costituiscono ancora oggi una vera e propria risorsa e bontà da non lasciarsi sfuggire.

Inoltre voglio aggiungere che la pera è un frutto delicato e che, specialmente se è una varietà estiva,  con la conservazione, anche se a temperatura controllata, perde di profumo e di gusto.

Non c’è paragone con la stessa varietà di pere che appena raccolte dalla pianta del pero vengono subito portate in tavola.

Il loro gradevole profumo invita a gustare una polpa burrosa e delicata dal sapore insuperabile.

Chi ne ha fatto l’esperienza lo sa e se ancora ti manca ti invito a piantare un bella pianta di pero per poterne fare l’esperienza.

Se sei impaziente ti consiglio di cercare qualche contadino o un appassionato che abbia un bell’albero di pere mature.

La pianta del pero è interessante non solo per la sua frutta ma di per sé.

E’ infatti un bell’albero dalla ricca fioritura, dall’appariscente fruttificazione, con i suoi grossi frutti che pendono dalla pianta e invogliano alla raccolta, e dalla sua bella colorazione autunnale.

In autunno le sue foglie  si colorano di tutte le sfumature di giallo, di marrone e di rosso prima di cadere.

Come se non bastasse, nelle forme obbligate, ci sono poche piante più ornamentali di quelle di pero perché se ben condotta la spalliera si presenta come un muro di foglie dalle quali risaltano le belle pere.

Insomma la pianta del pero ha tutto per piacere.

Quindi, se ancora non fa parte del tuo frutteto e del tuo giardino, affrettati ad acquistarla non dimenticando che molte varietà vogliono, per dare frutto, l’impollinazione incrociata.

Mi dici che non possiedi terreno ma solo un terrazzo?.

Ebbene, sappi che questa versatile pianta è possibile coltivarla anche in un grosso vaso ma fa attenzione ad acquistare un esemplare con portainnesto nanizzante.

A questo punto spero di averti fatto conoscere la pianta del pero in modo più approfondito e di fartela amare come il l’amo.

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