L’albero di castagno, fra le altre specie una delle più imponenti

L’albero di castagno fra le altre specie colpisce per la sua imponenza e personalità.

L’albero di castagno è fra le poche piante  che con i suoi frutti   hanno sfamato intere generazioni di poveri e contadini.

L’albero di castagno costituiva una vera ricchezza e chi possedeva un castagneto era considerato una persona fortunata e ricca.

Non era solo perché poteva fregiarsi di possedere piante da frutto preziose, perché le castagne potevano conservarsi a lungo specie se fatte seccare,  ma anche per il legname dell’albero di castagno stesso ricercato per mobili, travi  per tetti e portoni.

Albero di Castagno

castagno
castagno

Al giorno d’oggi i castagneti si sono fatti meno preziosi e più rari.

Purtroppo una terribile malattia ha decimato  gli alberi di castagno all’inizio degli anni ’40: il cancro del castagno è stata una delle malattie più distruttive che abbia mai colpito una specie arborea forestale da frutto.

In America si stima che furono distrutti oltre 3 miliardi di alberi di castagno americano sparsi su una superficie di 40 milioni di ettari.

Si è trattato di una epidemia così grave ed estesa che oggi gli alberi di castagno del tipo americano  sopravvivono solo  nel loro ristretto areale originario.

Per fortuna  gli alberi di castagno europeo erano meno sensibili di quelli americani a questa terribile malattia e pur duramente colpiti  la  loro sopravvivenza come specie non è stata compromessa.

Tuttavia il patrimonio arboreo italiano che comprendeva numerosi esemplari di alberi di castagno spesso vetusti e molte volte assai produttivi è stato pesantemente danneggiato.

Per fortuna negli anni ’50 si è notata una regressione dell’epidemia perché alcuni cancri tendevano a cicatrizzarsi spontaneamente.

Le piante avevano reagito all’attacco predisponendo efficaci misure di difesa che  hanno permesso di salvaguardare la sopravvivenza della specie.

Questo è stato uno di quei casi dove si è  evidenziata la forza e la capacità di reazione delle piante.

L’albero di castagno senza l’aiuto umano in presenza di un grave attacco  ha trovato in sé le capacità di reagire efficacemente.

Oggi si può dire che l’epidemia non è più così virulenta e la malattia è ben tenuta sotto controllo ma l’importanza dell’albero di castagno come fonte di sopravvivenza delle popolazioni più povere è andata via via scemando.

Anche il legno dell’albero di castagno,   ancora ricercato ai giorni nostri, tuttavia non ha più l’importanza che aveva un tempo.

Così oggi i castagneti si sono fatti rari e rimangono solo nei luoghi più vocati per la coltivazione del castagno e per la raccolta del suo frutto le castagne.

Le castagne nell’immaginario collettivo vengono associate all’autunno, alle giornate fresche e umide, alle prime brume autunnali.

Ricordano le foglie che cadono, i funghi e il vino novello e invitano a radunare gli amici per  la raccolta di un frutto autunnale che è bello gustare arrostito sulla brace in compagnia di una buona bottiglia di vino nuovo.

Andiamo dunque alla scoperta di questo albero antico, l’albero di castagno , una pianta longeva che tanto ha dato all’umanità e che rimane ai giorni nostri l’icona di un tempo in cui la vita  era più semplice e i sapori più genuini.

L’uomo non era ancora apparso e l’albero di castagno già prosperava

Le origini dell’albero di castagno sono antichissime e   datano da ben prima della comparsa dell’uomo.

Infatti reperti fossili hanno dimostrato che nell’era cenozoica, oltre 60 milioni di anni fa, quando ebbe inizio sulla Terra la distribuzione delle latifoglie, gli antenati degli odierni alberi di castagno erano presenti nella zona mediterranea.

Nel Terziario circa 10 milioni di anni fa ritrovamenti fossili attestano che questo antico ceppo dell’albero di castagno si era diffuso, grazie al clima più caldo e favorevole, in Asia, in Europa e nelle Americhe.

Studi sui pollini fossili hanno accertato che l’albero di castagno non ha mai lasciato la nostra penisola  espandendosi oppure divenendo più limitato e raro a seconda del clima più o meno favorevole alla sua diffusione.

Gli uomini delle caverne si nutrivano di castagne ben prima di iniziare a coltivare lo attestano reperti fossili risalenti a circa a 20.000 anni fa.

Con il tempo gli uomini primitivi impararono a conservare le castagne e a utilizzare il legno dell’albero di castagno che è  resistente all’acqua per le palafitte e per costruire le piroghe.

Dopo la scoperta del fuoco le castagne,  che costituivano un alimento primario per alcuni gruppi umani, vennero mangiate anche cotte.

Da questo momento questa preziosa pianta e il suo frutto, che hanno preceduto la comparsa dell’uomo sulla Terra, accompagneranno la storia di tante popolazioni umane sino ai nostri giorni.

Il primo centro di coltivazione e di diffusione del castagno è stato individuato nel Caucaso e precisamente fra il Mar Caspio e il Mar Nero verso il IX secolo avanti Cristo.

In quel periodo infatti l’uomo inizia a coltivare l’albero di castagno da frutto e tale coltivazione si diffonde rapidamente dall’Asia minore alla Grecia.

Il poeta Omero e il medico Ippocrate parlano delle castagne quest’ultimo le cita per il loro valore nutritivo e lassativo.

Lo storico Senofonte (IV  sec. a.C.) chiama la castagna “ noce piatta senza fessure” mentre Teofrasto   nella sua opera “Storia delle piante” in merito alla  castagna ne parla come della “ghianda di Giove” e dice che l’albero di castagno era presente nell’isola di Creta, nell’isola di Eubea e sul monte Ida.

Gli antichi romani conoscevano e apprezzavano sia l’albero di castagno  che il suo frutto che tenevano in grande considerazione per la sua lunga conservabilità, il suo valore alimentare e il suo differente utilizzo sia come frutto che come farina.

Già nel II secolo a.C. Catone il Censore nel suo trattato “ De Agricoltura” parla delle castagne come di “noci nude”.

Marco Terenzio Varrone nel I secolo a.C. nel suo manuale “De re rustica” menziona le castagne  e afferma che venivano vendute nei mercati di Roma e che i giovani innamorati le offrivano con l’uva alle donne amate.

Virgilio nelle Bucoliche parla dell’albero di castagno e  lo descrive come una pianta da frutto coltivata comunemente.

Parla del suo frutto chiamandolo “castanea” e dice che era comune e pregiato.

Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) attribuisce l’origine di questo albero all’Asia minore e conferma la diffusione in Italia dell’albero di castagno.

Si sofferma poi sulla diffusione del frutto in cucina e distingue sei varietà pregiate di castagne indicandone le differenti zone e le diverse qualità.

Durante l’ascesa dell’Impero romano e la conquista di nuovi territori la coltivazione dell’albero di castagno si estese oltre il suolo italico e col tempo tutta l’Europa centro meridionale conobbe la coltivazione di questa pianta.

I castagneti ai tempi della massima estensione dell’Impero romano erano diffusi in Spagna e in Portogallo, in Francia e in Svizzera e si spingevano sino all’Inghilterra meridionale.

Caduto l’Impero romano nei periodi  poveri di cibo  che caratterizzarono il Medioevo si accrebbe l’importanza di questo frutto.

Furono soprattutto i monaci che diffusero l’albero di castagno come coltura da frutto piantando gli alberi di castagno negli appezzamenti a bosco che venivano loro donati.

Molte comunità attraverso leggi e statuti regolamentarono la gestione dei castagneti.

La Lombardia si conquistò la fama di produrre le castagne più qualitative e nella seconda metà del Quattrocento un medico chiamato Pantaleone da Confienza elogia la dieta montanara costituita prevalentemente da castagne, latte e latticini  affermando che costituiva un’alimentazione completa.

Dalla fine del ‘400 iniziò un periodo di guerre e di carestie e l’uso della farina di castagne si diffuse  ulteriormente compensando la mancanza  di  cereali e quindi la rarità del grano e della sua farina.

Fino alla fine dell’800 i castagneti si coltivavano soprattutto per il frutto anche se fra i grandi proprietari terrieri del ‘700 la coltivazione dell’albero di castagno  per ricavarne il  legno era già piuttosto diffusa.

Le castagne conosciute in tutta Europa assumono un ruolo fondamentale nella storia agraria italiana diventando una voce costante e remunerativa nelle esportazioni con gli altri stati.

Una conferma del forte incremento che ebbero i castagneti dal 1500 sino alla fine dell’800 sono i vari essiccatoi per seccare le castagne costruiti un po’ ovunque  nei boschi e nelle valli d’Italia.

Nella prima metà del ‘900 la  coltivazione dell’albero di castagno continua a mantenere un ruolo preminente per la sopravvivenza di una larga parte della popolazione montana in Italia.

La castagna giunge a coprire il 45% della produzione frutticola italiana e costituisce  una merce oggetto di vivaci scambi commerciali sia europei che di oltre oceano.

Nella seconda metà del Novecento la coltivazione dell’albero di castagno subì una crisi che fu determinata da diversi fattori.

La terribile malattia del cancro del castagno per la quale non si conosceva cura  diminuì di molto le estensioni dei castagneti.

Vi fu in quel periodo anche l’abbandono delle campagne in favore delle città dove la nascente industria richiedeva sempre più mano d’opera.

Oggi si assiste ad una valorizzazione dei boschi di castagno che negli ultimi anni sta tornando a riscuotere interesse.

L’albero di castagno è sicuramente tra le piante che caratterizzano in modo marcato il paesaggio e la cultura delle regioni  europee mediterranee insieme con l’ulivo e la vite.

Ancora oggi questa pianta da frutto riveste una notevole importanza per l’economia delle popolazioni montane e si ritorna a parlare di una “civiltà del castagno” indicando questa pianta con il suo antico nome di “albero del pane”.

Le leggende che   vedono protagonista l’albero di castagno   sono davvero tante  e numerosi sono anche i toponimi che lo ricordano come Castagneto Po presso Torino e Castagneto Carducci in provincia di Livorno.

Questo albero è così tipico che definisce una ben distinta zona climatica  quella del “Castanetum” sovrapposto al “Lauretum” caratterizzato dall’alloro e sottostante al “Fagetum” che indica le foreste montane di faggio.

Attualmente l’albero di castagno è presente in vaste aree  del Mediterraneo in zone collinari e montuose in Grecia, in Sicilia, in Italia, in Spagna e in Asia minore specialmente in Turchia.

In Africa è più raro ed è diffuso solo in Algeria e in Tunisia.

 L’Italia è il maggior paese produttore in Europa di castagne con circa 50.000 tonnellate raccolte di cui ben il 15% sono marroni ed è anche primo paese esportatore seguita  dal Portogallo, dalla Grecia, dalla Spagna e dalla Francia.

Un paese che è un forte produttore di castagne è anche la Turchia dove questa coltivazione costituisce un’importante risorsa per il mercato frutticolo turco.

 

L’albero di castagno: sua descrizione

Il castagno europeo appartiene alla famiglia delle Fagacee e al genere Castanea il  suo nome scientifico è  Castanea sativa ed è  la specie di castagno più comune in Italia e in Europa.

L’albero di castagno è una pianta molto longeva che può raggiungere dimensioni imponenti sino a 25-30 metri di altezza con un diametro del tronco che in particolari e vetusti esemplari supera gli 8 metri.

Dotato di una robusta radice fittonante ma di limitato sviluppo in profondità si ancora tenacemente  al suolo con le sue radici laterali poco numerose ma assai ramificate che penetrano profondamente nel terreno.

Se le giovani piante di castagno hanno un tronco con una corteccia marrone piuttosto liscia con l’età il tronco assume un aspetto rugoso e con numerose scanalature.

La sua chioma è aperta e ampia, molto ramificata con foglie grandi e caduche di forma allungata con i margini seghettati e nervature prominenti di un bel colore verde intenso e lucido più chiaro nella pagina inferiore.

L’albero di castagno è una pianta monoica vale a dire sullo stesso albero si trovano sia infiorescenze maschili che infiorescenze femminili.

Le infiorescenze maschili sono costituite da spighe lunghe 10- 20 cm dette amenti formate da fiori molto piccoli di colore giallo verdastro.

Alla base delle infiorescenze maschili abbiamo quelle femminili che  sono costituite  da piccoli fiori singoli o raggruppati in gruppi di due o tre esemplari.

Quando sono fecondati vengono circondati da un involucro chiamato cupola che diventerà poi il riccio spinosa protezione dei frutti.

Mentre per altri alberi appartenenti alla stessa famiglia dell’albero di castagno come la quercia e il faggio l’impollinazione avviene tramite il vento (impollinazione anemofila)  in questa pianta i fiori vengono impollinati tramite insetti principalmente api.

Dall’albero di castagno le laboriose api traggono un miele tipico piuttosto scuro di intenso profumo e sapore: il miele di castagno.

Ogni riccio racchiude generalmente 3 frutti, le castagne, e a maturità si apre liberandole.

Botanicamente la castagna è un achenio di forma globosa con un lato sferico detto dorso e uno appiattito chiamato pancia e ha peso e dimensioni differenti a seconda delle varietà.

Il suo colore marrone carico e lucido può variare nella tonalità, nelle screziature o nelle striature a seconda della  cultivar.

Alla sua base porta una macchia ellittica chiara detta “cicatrice ilare” che corrisponde alla zona di contatto  con il riccio.

Nella parte opposta si trova una punta che termina con quello che era lo stimma del fiore conservato anche nel frutto maturo.

La buccia della castagna è dura e di consistenza simile al cuoio al di sotto di questa buccia vi è una  pellicola chiara e sottile che racchiude la polpa bianca e soda e all’interno della polpa vi è il germe del seme a forma di piccola goccia.

 

L’albero di castagno: coltivazione

L’albero  di castagno è una pianta di lenta crescita che entra tardi in produzione, dal quinto al sesto anno dall’impianto o dall’innesto,  però è una pianta molto longeva che può vivere oltre mille anni.

Vive bene dai 300 ai 1000 metri di quota in boschi di latifoglie puri chiamati castagneti o in boschi misti, in consociazione con la quercia o altre specie arboree,  in zone di  media montagna su terreni collinari esposti al sole.

L’albero di castagno non vegeta bene in pianura perché non ama le estati calde e asciutte e predilige un clima non eccessivamente rigido.

Questa pianta è   sensibile alle gelate primaverili soprattutto nella fase giovanile.

La sua coltivazione senza il ricorso all’irrigazione richiede che le piogge siano ripartite su più mesi e non concentrate in un’unica stagione con una media non inferiore ai 700 mm all’anno.

Dove queste esigenze non sono soddisfatte è necessario intervenire con irrigazioni di soccorso specialmente in presenza di giovani piante.

Se le piante giovani soffrono la siccità se ne pregiudica lo sviluppo e c’è il  rischio che crescano basse senza sviluppare l’imponenza tipica della specie.

L’albero di castagno è una specie acidofila che può essere coltivata con successo solo dove il terreno si presenti con reazione subacida o acida  vale a dire contraddistinto da un valore di pH inferiore al 6,8.

Predilige terreno fresco, ben drenato, profondo, fertile e dotato di sostanza organica.

L’albero di castagno si moltiplica per seme e si migliora con l’innesto e le cultivar più qualitative sono quelle innestate.

Le pianticelle vengono messe a dimora quando raggiungono un’altezza di due metri, due metri e mezzo.

Per i primi anni dall’impianto è importante proteggere le giovani piante da erbe che potrebbero danneggiarle ma poi è consigliato lasciare la cotica erbosa sotto le piante e provvedere a uno sfalcio dell’erba all’inizio dell’estate.

La cotica erbosa impedisce l’erosione del suolo su terreni scoscesi per cui i castagneti con le loro radici robuste e profonde adatte a trattenere il terreno e con il suolo inerbito hanno un’importante funzione idrogeologica.

Un tempo venivano condotte al pascolo sotto i castagni mucche e pecore che provvedevano a tenere pulito il  suolo e si avvantaggiavano dell’erba che cresceva più folta all’ombra dei castagni nei caldi periodi estivi.

Per quanto riguarda l’impollinazione anche se sullo stesso albero di castagno fioriscono in estate,  a giugno luglio, sia fiori maschili che femminili quelli femminili non vengono impollinati dai fiori maschili della stessa pianta.

Alcune cultivar poi, per esempio le varietà che producono i qualitativi marroni, hanno i fiori maschili provvisti di scarso polline.

Quindi è necessario, se si  vuole una abbondante fruttificazione piantare più piante di castagno.

Per certe cultivar  è necessario associare almeno altre due varietà di alberi di castagno che posseggano polline abbondante e compatibile con la cultivar principale se si vogliono ottenere raccolti abbondanti e di qualità.

Anche per chi vuole avere una sola pianta di castagno è necessario che ne pianti almeno due per la fruttificazione  se non ci sono altri alberi di castagno nelle vicinanze.

La potatura è un’operazione molto delicata quando si tratta di potare l’albero di castagno a motivo del cancro del castagno che si propaga tramite tagli, abrasioni o ferite.

Si pota  in modo leggero  e dopo la potatura di formazione ci si limita a togliere i rami malati, secchi e i polloni che si formano al piede della pianta.

E’ importante subito dopo la potatura non solo disinfettare bene i tagli ma pulire con cura seghetti, cesoie  e altri strumenti che sono stati usati per potare.

Le sue varietà sono centinaia

Esistono centinaia di varietà di questa pianta selezionate per specifiche qualità  del frutto ma quelle più qualitative fanno capo a un gruppo di cultivar che danno i frutti più ricercati e costosi chiamati “marroni”.

La definizione delle caratteristiche particolari di questo gruppo è controversa.

La più semplice è quella data dagli esperti francesi che distinguono i marroni dalle castagne comuni in base alla percentuale di frutti “doppi” o “settati” vale a dire quei frutti che presentano all’interno della loro polpa l’intrusione della pellicola.

Un’altra caratteristica saliente dei marroni  è il colore della buccia che si presenta più chiaro di quello delle castagne e spesso solcato da striature più scure.

Inoltre il loro sapore è più dolce  e l’albero di castagno che produce i marroni è meno produttivo di quelli che producono le castagne propriamente dette.

Particolare di non poco conto è che la maggior parte delle varietà dei marroni produce polline maschile poco fertile quindi hanno bisogno di specifiche varietà di piante di castagno per l’impollinazione.

Per quanto riguarda il gruppo di cultivar che  produce le castagne sono molto numerose coltivate in linea generale in zone ristrette che nei secoli hanno selezionato specifiche varietà adatte al clima e al terreno della zona.

Talvolta, soprattutto nelle zone di origine, vengono preferite ai qualitativi marroni per le loro doti di rusticità e di elevata produttività.

[amazon_link asins=’B082627YBG,B076SRJTGY,B0826259MY’ template=’ProductCarousel’ store=’lepiantedafrutto.it-21′ marketplace=’IT’ link_id=’fa93876c-9ef9-4d5a-94ef-9ac93db5a5d0′]

Proprietà e usi delle castagne

Non per nulla la castagna veniva chiamata un tempo il “pane dei poveri”.

Infatti storicamente l’albero di castagno ha avuto una grande importanza per secoli come fonte primaria di cibo per gli essere umani, il bestiame e gli animali selvatici.

La castagna è ricca di zuccheri, il principale dei quali è il saccarosio, contiene in misura elevata carboidrati  (glucidi), ha numerose vitamine come la C, vitamine del gruppo B e molti minerali come il potassio, il fosforo, il sodio, il magnesio, il ferro e lo zolfo.

Possiede pochi grassi e molte fibre che servono per favorire la mobilità intestinale e contenendo cellulosa è utile contro la stitichezza e per quei soggetti predisposti a varici o emorroidi.

Per la ricchezza di glucidi e di zuccheri questi frutti hanno proprietà energetiche e quindi sono molto efficaci nella debolezza sia fisica che psichica, per chi pratica sport e per chi è convalescente.

Per il suo contenuto di zuccheri la castagna è indicata per i bimbi allergici al latte di vacca o al lattosio ed è  utile anche per le donne in gravidanza per il suo contenuto di acido folico benefico per la formazione del feto.

La farina di castagne sopperisce al fabbisogno di carboidrati per quei soggetti intolleranti  ai cereali.

Fortemente energetici questi preziosi frutti aiutano a combattere la stanchezza perché ricchi di minerali  e vitamine.

Le castagne possono essere cucinate, secche o fresche, in tanti modi al forno o bollite in gustose minestre e in tanti dolci in pratica ogni regione dove si coltiva l’albero del castagno ha le sue tipiche ricette.

Un tipico dolce della tradizione italiana che impiega la farina di castagne è il castagnaccio che pare fosse apprezzato già ai tempi dell’antica Roma.

I suoi ingredienti base sono la farina di castagne e lo zucchero le aggiunte sono tante quante sono le numerosissime ricette regionali che hanno il castagnaccio come protagonista.

Nel castagnaccio lombardo si aggiunge acqua e latte, mentre in quello toscano al  latte si sostituiscono i pinoli ma le varianti sono centinaia e comprendono frutta secca, scorzette di agrumi, ricotta e anche piante aromatiche come l’alloro e il rosmarino.

Questo dolce che si cuoce in forno e può essere conservato a lungo tagliato a rombi o a quadrotti costituiva un’aggiunta calorica e pratica alla magra dieta dei tempi passati.

In certe regioni il castagnaccio viene anche detto  pattona o patùna e tale nome  sembra derivare dal fatto che poteva essere tenuto nella patta cioè in tasca.

Se un tempo le calorie della castagna erano grandemente apprezzate oggi che il cibo non manca e l’alimentazione è più ricca bisogna andarci piano con questo frutto.

Infatti la castagna non è un frutto adatto a chi fa dieta perché molto nutriente e calorica se fresca contiene 200 calorie ogni 100 g ma arriva sino a 370 calorie per 100 g quando è secca.

Un’altra pianta, in un altro continente, fu utilissima non solo per le popolazioni che vi abitavano ma anche per i coloni perchè il suo frutto altamente energetico li sostenne nei duri e lunghi inverni di quelle lontane regioni.

Sto parlando del banano di montagna che se è raro in Europa è invece popolare e amato nell’America del Nord, una vera icona che ricorda agli americani l’epopea e le difficoltà della conquista del continente americano.

[amazon_link asins=’B01N4X06O8,B0713Q1SMF,B01DGN0LRY,B07SZGK7RD’ template=’ProductCarousel’ store=’lepiantedafrutto.it-21′ marketplace=’IT’ link_id=’216008a5-fa3e-438c-8dc1-3c9d57423c80′]

 

Conclusioni

Vi sono alberi che hanno fornito per lungo tempo un aiuto indispensabile a numerose popolazioni insostituibili  non solo per il nutrimento che fornivano con i loro frutti ma anche per il legname e per le proprietà medicamentose.

Una di queste piante straordinarie è l’albero del cocco di cui ho parlato nell’articolo precedente un’altra pianta preziosa è l’albero di castagno.

Queste due piante crescono in habitat completamente differenti come se la natura saggiamente avesse distribuito i suoi doni vegetali in modo mirato.

Ritengo che in Europa non ci sia un altro albero da frutto che sia stato indispensabile per un così gran numero di persone e per un tempo così lungo che data dalla preistoria come l’albero di castagno.

Inoltre la castagna è uno dei pochi frutti  che si conserva con facilità perchè fatta seccare è piccola e leggera facilmente conservabile e trasportabile.

Una risorsa davvero preziosa in tempi dove la conservazione del cibo era un serio problema da non sottovalutare.

Pensa che sino agli anni ’50 le castagne ricche di amido e di nutrienti costituivano in Italia  una delle fonti principali di cibo per le persone povere.

Golosi frutti autunnali che cadono dall’albero da settembre a novembre sono un  frutto genuino e biologico apprezzato soprattutto nei freddi giorni d’autunno.

Chi di noi non ha gustato un cartoccio di caldarroste   alla sera all’uscita da un cinema o  dopo una bella passeggiata domenicale?

Quel loro gusto rotondo e ricco, il piacere di togliere la loro buccia ad una ad una per poi addentare una polpa calda e morbida rinvigorisce corpo e spirito.

Non privarti delle castagne che oggi non sono più cibo dei poveri ma un ricco alimento da non farsi mancare.

Se poi hai la fortuna di abitare in montagna in una zona vocata alla coltivazione del castagno non farti sfuggire la possibilità di piantare un castagneto o solo alcuni  alberi di castagno che saranno un piacere non solo per te ma anche per i tuoi figli e nipoti.

Uno degli alberi più antichi d’Europa e fra i più grandi d’Italia è proprio un castagno è l’albero di castagno detto “Dei 100 cavalli” che deve il suo nome a una piacevole tradizione che narra come durante un forte temporale trovassero riparo sotto la sua vasta chioma la regina Govanna d’Aragona con il suo seguito di 100 cavalieri.

Questo imponente patriarca che ha un’età stimata fra i 3000 e i 4000 anni si trova nelle vicinanze del comune di Sant’Alfio in provincia di Catania nella regione siciliana.

Questo post dove ho preso in considerazione una pianta così antica e utile come l’albero di castagno una pianta fra le altre specie carica di simboli e ricca di leggende e di storie  termina qui.

Spero di avertela fatta apprezzare come l’apprezzo io e ti consiglio di non farti scappare, appena ti si presenta l’opportunità, di gustare un frutto così prelibato come la castagna.

Un altro albero imponente come quello del castagno, che sino alla metà del ‘900 era comune nelle campagne italiane ma oggi si è fatto raro coltivato solo da pochi amatori, è l’albero del gelso.

[amazon_link asins=’B076R5MY2X,B00LJ47OCI,B00KW9OS9S,B00GTV3V28′ template=’ProductCarousel’ store=’lepiantedafrutto.it-21′ marketplace=’IT’ link_id=’a9ba16e0-d27f-4833-a026-360ee1ef24be’]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *